Il grande balzo del cotone
Il mondo ha fame di materie prime. Non solo quelle fossili come il petrolio e il carbone, oppure quelle preziose come l'oro e l'argento. Anche l'innocuo cotone sta diventando una merce sempre più cara. Non solo per la speculazione internazionale ma anche per motivi industriali. C'è ormai una grande fabbrica tessile a Oriente. È la Cina. Che ormai produce la gran parte dell'abbigliamento che veste il pianeta. I prezzi quindi volano di record in record e questa situazione si rifletterà inevitabilmente tra qualche mese sul mercato del pret-a-porter. La libbra di cotone per consegna di dicembre trattata sul mercato dell'Intercontinental exchange, ha superato gli 1,50 dollari per la prima volta da quando il cotone si scambia sui mercati finanziari americani, vale a dire dal 1870. A fornire benzina alla speculazione anche il calo di produzione. La stessa Cina che fornisce il 40% del consumo mondiale ha rivisto al ribasso le quote prodotte a causa del clima. L'India e il Pakistan, secondo e terzo consumatore mondiale, hanno a loro volta avuto problemi alle coltivazioni per via delle disastrose inondazioni dei mesi scorsi, tanto che New Delhi ha deciso di limitare l'export. Negli Usa, in fase di raccolta, una serie di grandinate nel Texas hanno ridotto le produzione e il livello molto elevato dell'export sta riducendo gli stock ai loro livelli più bassi dal 1925. Così Pechino sta acquistando aggressivamente sui mercati internazionali a prezzi attorno agli 1,60 dollari per libbra portando all'insù il prezzo della materia. Una situazione che sta spingendo le industrie tessili mondiali a ridurre l'attività o a sostituire il cotone con il poliestere. Anche i consumatori avranno ripercussioni. Soprattutto nell'abbigliamento per l'infanzia dove lo stesso è molto usato. È solo un esempio pratico della guerra per le risorse che vede contrapposte le economie più industrializzate con quelle emergenti. Gli strappi dei prezzi sono la norma ormai non solo sul petrolio e sull'oro. A essere super acquistati sono anche materiali più comuni come zinco o rame. E negli ultimi mesi anche con le cosiddette terre rare. E cioè minerali cruciali in produzioni tecnologiche come i satelliti e gli schermi Lcd per tv e smartphone. È il caso del cerium (usato per i vetri e gli schermi), del lanthanium (raffinazione del petrolio) e dell'yttrium (display). Una corsa senza freni che ha colpito anche le derrate alimentari come il caffè, il cacao e il grano. A tenere alti i prezzi sono naturalmente i grandi speculatori internazionali che stanno pompando liquidità nelle loro casse e ponendo le premesse per una nuova bolla speculativa. Grandi flussi finanziari si stanno muovendo verso un'unica direzione pronti a finanziare, nel futuro, nuovi polmoni di espansione economica. Non è chiaro quali. Ma potrebbero essere ad esempio le infrastrutture necessarie nei paesi emergenti e l'ammodernamento di quelle nei paesi più maturi. Altre corse stanno per partire.