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Il Bot non balla il bunga bunga

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Il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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C'è chi continua a tirare per la giacca il mercato sull'effetto "bunga bunga" con un avventuroso parallelo fra il Ruby-gate e la tenuta dei conti pubblici. Più festini si fanno ad Arcore, più sale lo spread fra Btp e Bund e quindi più noi italiani dovremo pagare per i nostri debiti. Una curiosa equazione. Una curiosa equazione che piace tanto all'opposizione ma che con la finanza c'entra come il cavolo a merenda. Premessa: con il termine “spread” si indica la differenza di rendimento dei tassi di interesse annui tra un titolo e l'altro. Nell'area dell'euro, la Germania viene considerata il Paese più sicuro e affidabile per cui i rendimenti dei suoi titoli sono i più bassi d'Europa e tra i più bassi del mondo. Per questo motivo il “profitto” degli altri Paesi si confronta con quello tedesco: ad esempio, i titoli francesi sono considerati leggermente più rischiosi e dunque hanno uno spread ridotto, mentre quello dei titoli emessi dai “piigs” è piuttosto elevato. In sostanza, il fattore che influenza lo spread è la rischiosità, che viene valutata dal mercato sulla base di numerosi parametri. Ma fra questi non c'è il “bunga bunga”. Non a caso ieri, l'agenzia di stampa americana Bloomberg ha pubblicato un'analisi sulla tenuta dei conti pubblici in Italia secondo cui sui mercati internazionali il nostro Paese viene percepito come talmente immune alla crisi dei debiti sovrani che anche una eventuale caduta del governo Berlusconi non spingerà i costi dell'indebitamento sui livelli di Grecia, Irlanda e Portogallo.   L'agenzia sottolinea anche che lo spread, o differenziale di rendimento, tra i Buoni a dieci anni e il corrispettivo Bund tedesco questo mese è salito appena di 20 punti base a 162,2 punti, meno di un quarto rispetto all'incremento dello spread tra i titoli Irlandesi e Portoghesi col Bund. Con un deficit di bilancio al 5,3% del Pil, scrive Bloomberg, Roma non è stata obbligata a varare una finanziaria lacrime e sangue come quelle adottate dal governo greco, spagnolo e irlandese. «Nel caso in cui il governo Berlusconi dovesse cadere si potrebbero avere dei movimenti sullo spread ma non certamente qualcosa di significativo a patto che sia mantenuta una disciplina fiscale», ha detto a Bloomberg Luca Cazzulani, analista di Unicredit. I costi per assicurarsi contro un eventuale default dell'Italia ieri sono calati. I credit default swaps sul debito sovrano italiano sono infatti scesi a 196 punti mentre quelli sulla Spagna sono saliti a 257 punti, quelli sul Portogallo a 457, quelli sull'Irlanda a 567 e quelli sulla Grecia a 866 punti. Non solo. Mentre ieri Bloomberg divulgava i risultati della sua analisi, sui mercati si assisteva a una richiesta boom e rendimenti in rialzo per i Bot a un anno messi in asta dal Tesoro. L'operazione per 5,5 miliardi di euro ha visto una richiesta più che doppia, pari a 11,5 miliardi. Il rendimento medio ponderato dei titoli con scadenza 15 novembre 2011, è salito di 0,337 punti all'1,778%. «Di certo i tassi più alti hanno stimolato gli acquisti retail, cresciuti almeno di un 10-15% direi, se non del 20%», commenta un operatore. Il tasso medio ponderato del Buono annuale è dunque lievitato a 1,778%, da 1,441% di ottobre, toccando i massimi dal gennaio 2009 quando un titolo analogo era stato collocato all'1,84%. Un segnale positivo in vista del nuovo appuntamento di domani quando verranno collocati titoli a medio-lungo termine per 5,75-8,25 miliardi. Martedì sera il Tesoro ha infatti annunciato che offrirà il Btp novembre 2015 per un ammontare variabile tra 3,5 e 4,5 miliardi di euro, accanto al Btp marzo 2026 per 1,5-2,25 miliardi. In asta inoltre un titolo non più in corso di emissione, il Btp agosto 2034, offerto per 0,75-1,5 miliardi.

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