Niente tagli. In Acea solo esodi volontari
L'utilitycapitolina, ieri sotto osservazione per le indiscrezioni di stampa che avevano certificato un possibile avvio di un piano di licenziamenti, ha smentito a mercati chiusi possibili azioni di ristrutturazioni selvagge per abbassare il numero di dipendenti al di sotto dell'attuale pianta organica che oggi ne conta circa 5.400. Nelle indiscrezioni emerse sarebbe stata ipotizzata la necessità di metter fuori dal gruppo un numero considerevole di lavoratori stimato attorno alle 700 unità. Troppo, in ogni caso, per una società che continua a essere controllata da un socio pubblico come il Comune di Roma. Così anche se la ricerca di efficienza richiesta a più riprese dal socio privato più grande (l'ingegnere Caltagirone) continua a essere rimarcata alla direzione dell'azienda difficilmente l'amministrazione guidata da Alemanno darebbe un via libera a una azione così dura in termini di sacrifici occupazionali. Così l'unica via possibile che resterebbe è quella degli incentivi e dell'accompagnamento alla pensione per coloro che hanno quasi raggiunto i requisiti per uscire dal lavoro. Un'azione soft, insomma, che insieme al blocco del turnover e alla definizione concreta del divorzio con i francesi, che potrebbe far uscire dal perimetro aziendale di Acea un certo numero di dipendenti, potrebbe bastare per ora a concretizzare economie nel bilancio. Per ora solo ipotesi di lavoro anche perché come spiegato dalla nota di Acea: «Il Piano che è in fase di elaborazione e vedrà la sua luce alla fine dell'anno riguarderà, eventualmente, altri strumenti di mobilità su base volontaria». L'azienda ha smentito anche «decisamente che siano state ritirate deleghe operative ai propri Direttori di Area e che nella riunione del Comitato Direttivo sia stata presa, anche solamente in esame, questa eventualità». Fil. Cal.