Torna la tempesta sulle banche italiane
Ununo-due in 48 ore rimette le banche italiane sull'ottovolante in Borsa. Il primo colpo ai valori azionari delle principali quotate del settore creditizio a Piazza Affari arriva il giorno dopo il varo, quasi a sorpresa, di un aumento di capitale da 2 miliardi da parte del Banco Popolare. Percepito dagli operatori come una manovra d'emergenza in vista della restituzione dei Tremonti bond. Ma a mandare al tappeto i titoli ha contribuito non poco lo scenario lanciato dal Financial Times di un taglio dei dividendi per far fronte ai paletti di Basilea 3 e l'ipotesi, smentita ufficialmente, che il Monte dei Paschi di Siena potesse far ricorso ai propri azionisti per aumentare le riserve patrimoniali. Una miscele esplosiva che ha sollecitato la speculazione e spinto gli investitori a dare ordini di vendita. Il più colpito è stato l'istituto guidato da Pier Francesco Saviotti che ha perso il 5,59% a 4,05 euro. Pesante anche Mps che è caduta del 3,41% a 1,04 euro. Rocca Salimbeni, che al 30 giugno aveva un Tier 1 al 7,8% grazie anche ai Tremonti bond, con una nota ha ribadito che all'orizzonte non c'è nessun aumento di capitale. La banca presieduta da Giuseppe Mussari intende continuare infatti «la propria politica di rafforzamento patrimoniale interna confermando le iniziative note al mercato», tra cui quella per la vendita degli immobili strumentali. Operazioni che porterebbero nel loro complesso il Tier 1 all'8,6%. A buttare già l'intero settore del crediti è stata anche l'ipotesi del quotidiano inglese secondo cui le banche potrebbero tagliare il monte dividendi 2010 per rispettare le richieste di maggiore patrimonializzazione imposte dalla normativa di Basilea 3. Uno scenario che ha pesato anche su Intesa SanPaolo, arretrata del 2,63% a 2,59 euro, mentre UniCredit ha contenuto le perdite allo 0,79% a 1,89 euro. A cercare di stemperare la tensione alimentata dalle colonne del quotidiano anglosassone ci ha provato il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, socio forte di Intesa SanPaolo: «Il Financial Times è più informato di me. Vedete io sono ottimista». Il Ft ha sottolineato in particolare che Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps non starebbero valutando di ricapitalizzare i propri gruppi ma di ridurre la remunerazione agli azionisti.