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Difendere il made in Ue non è sciovinismo

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Lecondizioni salariali hanno favorito la delocalizzazione che però ha fatto chiudere fabbriche. In tempi di boom economico i lavoratori avevano buone possibilità di reinserimento, pur con la difficoltà di riconvertirsi in occupazioni diverse. La globalizzazione in uno con la capacità di copiare hanno fatto sì che i paesi emergenti invadessero l'occidente con prodotti, non sempre di qualità, a prezzi bassi. Il problema è reale. In Francia si è aperto un dibattito intorno alla proposta di applicare una Iva sociale anti delocalizzazione. Quali vantaggi sulla competitività e disoccupazione con il rilancio dei consumi domestici? Si sostiene che una Iva ridotta, renderebbe i prodotti francesi più competitivi facilitando il rilancio economico. I liberisti puri ritengono che, in questo modo, si altera la concorrenza. Alcuni sostengono che l'Iva sociale potrebbe costituire un deterrente contro la delocalizzazione. Altri che questo provvedimento sarebbe un palliativo. Il problema non è soltanto francese. Va posto in agenda. Parlare di armonizzazione fiscale e mondiale è sesso degli angeli. La riduzione dell'Iva potrebbe costituire un fenomeno negativo per i conti dello Stato. Vanno però rilanciati i consumi che costituiscono il sale della economia. Si parla di riforme. Sacrosanto. Oltre a quella della giustizia civile, alla deburocratizzazione va posto in Europa il problema come difendere, non per sciovinismo, i prodotti europei contro chi opera in concorrenza sleale.

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