La Capitale ritrova la sua banca
Romaritrova la sua banca grazie alla rivoluzione pronta a scattare all'interno di Unicredit. Una conseguenza del piano per la Banca Unica del gruppo di Piazza Cordusio che, dal primo novembre, cambierà radicalmente anche i rapporti tra la clientela romana e le filiali. «Il primo obiettivo è riportare le decisioni a chilometro zero o meglio vicine al luogo dal quale parte la richiesta del cliente» spiega a Il Tempo, Antonio Muto, responsabile Unicredito Group del territorio del Centro (Lazio, Abruzzo, Molise e Sardegna). Un avvicinamento dei livelli decisionali che ha un primo obiettivo: «Rispondere alla domanda dell'impresa entro sette giorni. Il cliente vuole velocità della risposta e resta soddisfatto anche se ottiene un no. Basta che sia rapido e motivato» spiega Muto che aggiunge: «Semplificare e avvicinare le decisioni per le aziende con un fatturato fino a 50 milioni di euro ha anche un risvolto importante. Nei rating (i voti che misurano l'affidabilità del cliente, ndr) si riesce a tenere in maggiore conto gli elementi qualitativi della storia dell'azienda». Muto anticipa a Il Tempo i cambiamenti organizzativi nell'organigramma per rispondere alle nuove esigenze. In particolare la divisione di Unicredit dedicata alle famiglie e alle piccole imprese avrà al suo interno due direzioni esecutive. Una per Roma e una per il resto di Lazio, Abruzzo, Molise e Sardegna. Quella dedicata alla Capitale sarà composta da 12 direzioni commerciali che insisteranno su aree omogenee. A ognuna delle dodici faranno infatti capo 7-8 agenzie e un centro per le imprese. «Una struttura snella che consente al direttore di filiale di rapportarsi facilmente con chi decide l'affidamento» precisa il manager. Il nuovo modello vuole riallacciare i fili con le imprese romane rimaste orfane della prossimità con Capitalia, inglobata da Unicredit. Il manifesto di Muto è semplice: «Puntiamo a recuperare spazi offrendo ad esempio un accompagnamento delle aziende nel grande mercato dell'Est Europa. Vogliamo frapporci come elemento di fluidità nel sistema dei pagamenti tra privati e pubblico nella regione. E impostare una visione unica del circuito del denaro nel gruppo. Insomma si lavora tutti insieme e non come banche separate».