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Nessun compromesso nella politica economica

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Ilpatto di stabilità europeo obbligherà gli Stati a determinati parametri tra deficit e PIL (il fatturato nazionale). Si dovrà ridurre il debito pubblico. Quest'ultimo, rappresenta la palla al piede del nostro bilancio. Di contro il debito privato è basso e le famiglie riescono ancora a risparmiare. I tassi di interesse, stabiliti dalla BCE, vengono tenuti bassi per evitare di bloccare la ripresa economica. Ma il denaro a buon mercato rappresenta un ricostituente per ripartire oppure è un palliativo? Il Giappone per anni ha tenuto il costo del denaro vicino allo zero. La sua economia però è rimasta stagnante per molto tempo prima di dare segni di vitalità. Il denaro a buon mercato dovrebbe indurre le piccole imprese a chiedere soldi ed i privati cittadini ad indebitarsi per consumare di più in buona fede. Non è così. Il denaro non remunerato mortifica il risparmio e dovrebbe evitare l'inflazione, male non meno pericoloso della recessione. Occorre rigore che favorisce contestazioni di piazza. La mancanza di lavoro crea tensioni sociali. L'opinione pubblica è conscia della situazione e va invitata a reagire. Serve lo stimolo ad intraprendere e allo incremento della produttività. La politica economica del governo non deve essere frutto di compromessi. Tutti reagiscono quando sono toccati nelle tasche. Ma chi governa ha il dovere di fare l'interesse pubblico, spiegando a chi, in buona fede, scende nelle piazze a non fidarsi delle arringhe di individui che non sono mai stati in fabbrica o in banca. A lavorare.

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