Botta e risposta Geronzi-Fondazioni
«La fusione di Capitalia con Unicredit è stata positiva» e pertanto le affermazioni del presidente di Cassamarca, Dino De Poli, «sono contraddittorie rispetto ai comportamenti a suo tempo tenuti». Cesare Geronzi non interviene direttamente, ma affida al suo entourage il compito di replicare alla lettera aperta che De Poli gli ha indirizzato. E il tono non è meno determinato. Il presidente delle Generali non ha affatto gradito la stilettata che il presidente di Cassamarca gli ha voluto dare nell'ambito di una lunga requisitoria sulla vicenda delle dimissioni di Profumo da Unicredit. Nella missiva il numero uno dell'ente trevisano ha definito l'acquisizione di Capitalia da parte di Piazza Cordusio una «operazione veloce, forse troppo, non priva di bocconi indigesti per operazioni con la clientela». Geronzi in una intervista aveva parlato di gestione dei problemi tra soci e Profumo non degna neanche di una «banchetta di provincia». «In nome di questo malinteso senso del radicamento con il territorio - aveva detto Geronzi - le Fondazioni rischiano di disgregare il sistema», mettendo in particolare in guardia dal rischio di «una politica che vuole allungare le mani sulle banche» e di cui «Unicredit è il primo esempio». Riferimento chiaro alla Lega che, imbottendo di suoi uomini le Fondazioni, punterebbe a condizionare le banche. De Poli ha escluso «influenze politiche di alcun genere» sugli enti, rivendicando di aver «sempre difeso l'autonomia delle Fondazioni». Poi l'affondo: «Davvero singolare» che Geronzi «se ne dimentichi così velocemente», dopo che grazie all'acquisizione di Capitalia da parte dell'«Unicredito delle Fondazioni» («operazione veloce, forse troppo, non priva di bocconi indigesti», punzecchia De Poli) è assunto prima alla guida di Mediobanca e poi delle Generali. Ce n'è abbastanza perchè Geronzi prima rivendichi la positività della fusione di Capitalia e poi sottolinei la necessità di regole per le nomine nelle Fondazioni. Senza parlare in prima persona, Geronzi fa trapelare alcune precisazioni. «Ci sono rischi da non sottovalutare affatto ai quali in qualche realtà potrebbe essere esposto il rapporto tra enti territoriali, fondazioni e banche, in nome di una visione di localismo non correttamente inteso». Per ovviare ai quali sarebbe opportuno «pensare per esempio a una disciplina che detti oggettivi, rigorosi criteri di professionalità ed indipendenza nelle designazioni dei membri delle fondazioni e nella indicazione, da parte di queste, dei componenti gli organi deliberanti delle banche».