In fuga dalla Borsa, il bene rifugio è l'oro
Volano euro e yuan, scendono dollaro e yen, ma i capitali internazionali puntano soprattutto sulle materie prime, con l'oro che ieri ha toccato un nuovo record e l'argento ai massimi di un trentennio. Il metallo giallo ieri ha superato per la prima volta i 1.300 dollari l'oncia sia sul mercato dei futures a New York che sulle consegne immediate a Londra, toccando quota 1.301,60: non si ferma il rialzo che da inizio anno ha fatto guadagnare oltre il 18% a chi ha investito in oro, e può dire a ragione di aver scelto meglio di chi ha puntato sulla borsa o sui titoli di Stato. Ancora meglio è andata all'argento, balzato del 26% da gennaio e ieri in rialzo di quasi l'1% a 21,48 dollari l'oncia, massimo dal 1980. Fra gli investitori è caccia ai lingotti, e c'è chi vede opportunità speculative ancora migliori per l'argento, che ha ancora parecchio spazio per guadagnare ulteriormente. A innescare la corsa è innanzitutto l'incertezza sui mercati, che spinge la gente a mettere i soldi al riparo in un porto sicuro: la scelta migliore a molti sembrano i metalli preziosi. E poi c'è il messaggio della Federal Reserve, che all'ultima riunione sui tassi ha fatto sapere che l'inflazione è troppo bassa: il segnale è che i tassi resteranno bassissimi a lungo, e che quindi i rendimenti su molte attività finanziarie, a partire da bond aziendali e governativi, resteranno al palo. Il ruolo di investimento-rifugio che spetta spesso al dollaro, insomma, in questi giorni è usurpato dall'oro e dai preziosi. Anche perchè le prospettive del biglietto verde non sono affatto buone: i tassi resteranno bassi, rendendo poco attraenti i rendimenti denominati in dollari. E sul mercato dei cambi è tutto un susseguirsi di segni meno per il biglietto verde. Lo yen è pressochè invariato a 84,28 per dollaro, nonostante la Banca del Giappone sia stata costretta a intervenire (e circolano voci di nuovi interventi) per frenare la divisa nipponica che continuava a correre. L'euro ieri ha sfiorato 1,35 dollari sostenuto dalla fiducia tedesca.