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Federmeccanica strappa il contratto

Una linea di montaggio di uno stabilimento Fiat

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Federmeccanica, l'associazione che rappresenta le imprese meccaniche, rompe sul contratto nazionale. La disdetta del patto siglato con le organizzazioni sindacali nel 2008 è stata suggellata ieri dal direttivo dell'organizzazione che ha dato mandato al presidente Pierluigi Ceccardi di comunicare fin da subito il recesso. La disdetta dell'accordo come ha spiegato lo stesso presidente Pierluigi Ceccardi, è avvenuta «a fronte delle minacciate azioni giudiziarie della Fiom relative all'applicazione di tale accordo» ed è comunicata «in via meramente tecnica e cautelativa allo scopo di garantire la migliore tutela delle aziende». La disdetta avviene a far data dal primo gennaio 2012. Una decisione che era nell'aria. Ma che nel dibattito rovente sulle relazioni industriali in Italia dopo il pressing della Fiat per una nuova gestione dell'impianto di Pomigliano e il caso dei tre operai di Melfi, licenziati e reintegrati dal giudice, ha infuocato il dibattito. Ovvia la reazione dell'ala più radicale della Cgil, la Fiom di Maurizio Landini: «Una decisione grave e irresponsabile, uno strappo alle regole democratiche del nostro Paese». Landini ha rincarato la dose. Secondo il leader sindacale «la decisione è frutto di un diktat di Marchionne che ha subìto un'accelerazione perché la Fiat ha minacciato che senza le deroghe sarebbe uscita dall'associazione, ma meccanismi di confronto sotto diktat alla lunga non aiutano neanche le imprese». Un'accusa però rinviata al mittente dal presidente di Federmeccanica che ha spiegato che «Fiat non ha spinto» per la disdetta, «ma è un'esigenza di tutto il settore metalmeccanico». Ceccardi ha poi tracciato la via d'uscita all'impasse: «Auspichiamo che le Confederazioni sindacali attivino al più presto un tavolo di regolamentazione condiviso». I tempi sono già definiti. Il presidente di Federmeccanica ha rimandato alla riunione, definita «ricognitiva e progettuale del 15 settembre, a Roma, solo con chi ha firmato l'accordo del 2009 (e quindi non la Fiom)». Per il ministro del lavoro Maurizio Sacconi, la disdetta «non ha alcuna valenza sostanziale per i lavoratori, che sono protetti dal ben più conveniente contratto dell'ottobre 2009 sottoscritto da Cisl, Uil, Ugl e Fismic».

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