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Ai libici in banca pensa Rampl

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L'Ad di Unicredit Profumo e il presidente Rampl

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Sarà Dieter Rampl, presidente di Unicredit, a fare gli opportuni approfondimenti sull'aumento delle quote nel capitale del gruppo di Piazza Cordusio da parte dei fondi libici. Una scalatina che ha portato il Lia (Libian Investment Authority) insieme alla Banca Centrale libica a superare il 7% nella banca italiana. E che ha provocato tensioni tra l'ad Alessandro Profumo e il presidente Rampl sorpreso, insieme alle Fondazioni grandi azioniste di Unicredit, dall'ascesa di Tripoli tra gli investitori senza adeguate informative e senza un chiarimento esatto sul ruolo che gli investitori avranno a Milano. Ieri il comitato governance, convocato tra qualche mal di pancia iniziale, ha di fatto sancito una ricomposizione delle frizioni. I componenti dell'organismo hanno infatti deciso di affidare al presidente il compito di «intraprendere tutti i necessari approfondimenti» (in arrivo un parere legale) per sottoporre al Cda del 30 settembre prossimo la risposta da fornire alla Banca d'Italia. Massima chiarezza dunque nell'approntare la linea per rispondere a Via Nazionale che nei giorni scorsi aveva chiesto chiarimenti sull'aumento di partecipazione del fondo Lia - salito al 2,07% - aggiunto al 4,98% già detenuto dalla Banca centrale libica. In particolare le quote pur distinte potrebbero far capo allo stesso soggetto e di fatto aggirare lo statuto che limita al 5% il diritto di voto in assemblea. Niente redde rationem invece per chi attendeva un scontro frontale tra Rampl e l'ad Profumo, reo - a quanto pare - di non aver avvertito l'ex numero uno della tedesca Hypovereins Bank. Nel corso dell'incontro è arrivato anche il colpo di scena. All'esterno del comitato però. La procura della Repubblica di Teramo ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a Paolo Biasi, presidente della Fondazione Cariverona (principale azionista italiano di Unicredit) ed ex presidente del cda della Bluterma, l'azienda di Colonnella (Te) specializzata nella produzione di radiatori, dichiarata fallita nel maggio 2008. A Biasi, iscritto nel registro degli indagati nel maggio 2009, è stato contestato il reato di bancarotta preferenziale.   Un altra tegola insomma sui rapporti sempre più tesi tra Unicredit e le Fondazioni socie, tra cui appunto la Cariverona, che da tempo chiedono a Piazza Cordusio una maggiore attenzione ai temi territoriali in contrasto con la visione più internazionalizzata data da Profumo alla banca. Anche per questo la fondazione Cassamarca che ha lo 0,8% del capitale avrebbe ventilato la vendita della sua partecipazione in Unicredit. Intanto il sindaco di Verona Tosi ha smentito di aver proposto un polo finanziario alternativo a Unicredit con Fondazione Cariverona, Cattolica Assicurazioni e Banco Popolare.

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