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Ripartiamo dall'etica e penalizziamo i furbi

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Siamoin ripresa o in ripresina e come sta andando la nostra convalescenza economica? Cosa deve o dovrebbe fare il nostro Paese perché la sua struttura portante possa sopportare l'andamento schizofrenico del trend mondiale che muta con estrema rapidità? Dobbiamo seguire modelli più virtuosi che si adattano alle circostanze e sanno reagire a crisi esterne oltre quelle interne? Ovvero darci un modello peculiarmente nostrano? L'Italia parte con un immenso debito pubblico che in parte è controbilanciato dal patrimonio delle famiglie, tra le meno indebitate e tra le più risparmiatrici del globo. C'è da valutare l'entità dei senza lavoro che costituisce un problema economico di vasta portata oltre a pericolose tensioni sociali. Il mondo è cambiato e non si possono scialacquare risorse che non ci sono più. Si parla di innovazione, investimenti, concorrenza, burocrazia eccessiva e produttività. Si aggiunga la necessità di infrastrutture, la manutenzione e la conservazione del territorio. La tutela dell'ambiente. L'economia si basa su fatti e non su parole. I fatti si fondamentano sul civismo delle persone e sulla loro etica morale. Se la smettessimo di fare i polli di Lorenzo e cominciassimo dalla famiglia e dalla scuola con un tipo di educazione che ricordi come la furbizia non paga? Non è vero che chi è onesto è fesso. Fessi e criminali sono coloro che inducono alla furbizia con prediche che molto lontane dal pensiero einaudiano, non servono se alle parole non seguono i fatti. Quelli concreti.

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