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Marcegaglia bacchetta il governo

Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia

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«La priorità nell'agenda del governo deve essere il tema della crescita». Al Workshop Ambrosetti a Villa d'Este, il presdiente della Confindustria Emma Marcegaglia striglia il governo. «Ci sono alcune iniziative, ma sono spot. Non c'è una visione e una volontà di lavorare veramente su tutti i punti che riguardano la crescita. Non si vede una vera volontà di puntare sul risanamento economico del Paese». Il presidente di Confindustria è dunque convinta che il governo debba agire subito aggiungendo ai cinque punti indicati per completare regolarmente la legislatura, l'azione a sostegno della crescita economica. Secondo marcegaglia nei cinque punti sui quali il governo chiederà la fiducia manca un'azione convincente sull'economia. Non si tratta solo di nominare il ministro dello Sviluppo economico («l'aspettiamo per la prossima settimana» ha ricordato Marcegaglia, come promesso da Berlusconi), ma anche di rimettere ordine nelle priorità. Confindustria ritiene necessario che il governo apra immediatamente il confronto con le parti sociali (imprese e sindacati) per definire gli impegni per rafforzare la crescita economica. Occorre quindi «un nuovo patto sociale per aumentare produttività e salari». «Non è solo Pomigliano - spiega la Marcegaglia parlando dello stabilimento campano della Fiat -, sono tutte le imprese italiane che hanno bisogno di migliorare la produttività per essere competitive».   Fare un nuovo patto sociale «significa migliorare la produttività delle nostre imprese, la capacità di stare sul mercato. Questo significa aumentare i salari facendo partecipare i lavoratori ai risultati delle imprese». «Non possiamo più aspettare che le cose ci siano imposte dall'Unione europea, dobbiamo agire ora: mentre la Germania crescerà quest'anno fra il 2 e il 3%, l'Italia crescerà dell'1%. Il problema è che in Italia non c'è la volontà complessiva di dire: diamoci un obiettivo di crescita di almeno il 2% l'anno, manca una visione di insieme». Quanto alla disdetta del contratto dei metalmeccanici del 2008 da parte di Federmeccanica: «Noi proseguiamo per la nostra strada. Teniamo aperta la possibilità che la Fiom rientra ma non possiamo aspettare. Federmeccanica ha la propria autonomia. Ha firmato nel 2009 con tutti i sindacati eccetto la Fiom una nuova intesa che può prevedere deroghe alle regole generali». Proposta respinta al mittente, a stretto giro, dalla Fiom. «La presidente della Confindustria pensa solo di estendere in tutta Italia l'accordo capestro di Pomigliano che distrugge il contratto nazionale e i fondamentali diritti costituzionali dei lavoratori», commenta a distanza Giorgio Cremaschi della Fiom-Cgil.

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