Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Altolà di Unicredit ai politici

default_image

  • a
  • a
  • a

Unfalso problema quello della salita dei libici nel capitale azionario di Unicredit. Parola di Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Banco di Sicilia e grande azionista del gruppo di Piazza Cordusio, che ieri da Cernobbio dove è in corso il workshop Ambrosetti ha rotto l'accerchiamento della politica attorno alle scelte manageriali dell'ad Alessandro Profumo. A contestare la crescita del colonnello Gheddafi nella banca italiana sono stati, infatti, solo i politici. I libici, ha spiegato Puglisi «non hanno posto nessun problema», così come ad esprimersi sull'argomento non sono state nè le fondazioni nè il management della banca: «Sono stupefatto - ha concluso che i temi vengano posti dal mondo politico. La politica stia un passo indietro». Un altolà preciso alle ingerenze soprattutto di esponenti della Lega Nord, come il sindaco di Verona Flavio Tosi timorosi del fatto che l'arrivo dei libici metta in secondo piano la visione territoriale della banca e ridimensioni il potere di indirizzo della Fondazione Cariverona che con il 5% è il primo azionista italiano della banca. Anzi parlando dell'imminente rinnovo dei vertici della fondazione veronese, Puglisi si è limitato a dire: «Non credo che il rinnovo delle cariche di una fondazione possa influenzare i destini di un grande gruppo». Ma l'esponente della fondazione bancaria siciliana si è spinto più in là a proposito dell'arrivo di nuovi soci e in particolare aprendo di fatto la porta anche al fondo sovrano di Singapore: «Mi pare giusto favorire l'ingresso di fondi sovrani. Siamo in un'economia di mercato, non in un paese socialista sovietico». Una scelta condivisa anche da un piccolo socio come il fondo Algebris il cui proprietario Davide Serra ha spiegato che «per quel che riguarda Unicredit, avere nuovi azionisti è sempre positivo, poi bisogna vedere come si comporteranno». Appoggio alle scelte di Profumo è arrivato anche dal direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini secondo il quale «l'avanzata del socio libico nel capitale sociale di Unicredit è una normale dinamica di un mercato di capitali». Il gruppo di Piazza Cordusio analizzerà il dossier libico mercoledì prossimo quando sarà riunito il comitato strategico. Al centro dell'incontro l'incremento delle quote dei soci libici e le conseguenze sul piano della governance, anche alla luce delle richieste di chiarimento arrivate dalla Banca d'Italia. Intanto è stato smentito il trasferimento della sede legale di Unicredit a Monaco di Baviera in Germania per sfuggire alle richieste di chiarimento di palazzo Koch e della Consob proprio sulle quote in mano a Tripoli.

Dai blog