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Sale la febbre nelle tlc

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Non è certo l'anticipazione di un ritorno della new economy ma i segnali che arrivano sono inequivocabili. Attorno al mondo delle telecomunicazioni stanno ricominciando ad appuntarsi le attenzioni dei grandi capitali internazionali. Mentre è ancora nelle fasi iniziali, infatti, il possibile ingresso dei russi di Vimpelcom nella Wind del magnate egiziano, Naguib Sawiris (le trattative si sarebbero arenate sulla valutazione e sui prezzi) nei giorni scorsi la Fastweb ha vissuto momenti di gloria in Borsa (+18%) sull'ipotesi di una possibile uscita dal listino milanese (operazione che tecnicamente si chiama delisting). Una corsa che ieri si è interrotta dopo la precisazione della controllante Swisscom, che non avrebbe preso alcuna decisione in merito all'eventuale acquisto delle quote di minoranza della controllata italiana. La compagnia svizzera ha precisato infatti che «un acquisto di quote di minoranza in Fastweb comporterebbe sia vantaggi che svantaggi.   Da un lato, siamo convinti che l'aumento della nostra quota di partecipazione dall'attuale 82% al 100% costituirebbe un buon investimento. D'altro canto, un investimento di questo genere limiterebbe il nostro margine di manovra a livello finanziario». Un fuoco di paglia insomma. Che gli operatori stanno monitorando con attenzione. Sempre ieri infatti su Fastweb sono rimasti molto elevati gli scambi: nella seduta sono passate di mano oltre due milioni di azioni Fastweb, contro le 590 mila scambiate martedì scorso e una media quotidiana precedente al ritorno delle voci di delisting di 68 mila pezzi. I tasselli non sono ancora composti ma qualcosa si muove. E una ragione dell'interesse che si starebbe riaccendendo sul comparto è legato all'eccesso di liquidità presente nei forzieri di banche d'affari e fondi sovrani dei paesi emergenti. Dopo i fasti dell'inizio del millennio, infatti, le attività di tlc sono tornate a quotazioni accessibili. Pur essendo ormai un comparto maturo, e dunque con tassi di crescita non esplosivi, l'appeal esercitato dalle compagnie telefoniche è sempre molto elevato. Sono attività che generano flussi di cassa e continuano ad avere forti risvolti strategici. Così sarebbero in movimento istituzioni finanziarie dei paesi del golfo arabo, insieme a fondi egiziani e libanesi, e quelli di Singapore e i cinesi pronti a mettere gettoni importanti sul piatto delle tlc europee Investimenti che sarebbero sempre sottoposti ai controlli dei governi per le ragioni di sicurezza nazionale. Ma non è da sottovalutare l'arrivo di fondi freschi in grado di finanziarie lo sviluppo tecnologico del comparto delle telecomunicazioni in paesi come quelli europei spompati dalla crisi finanziaria. Insomma il risiko delle telecom può ricominciare.

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