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Marchionne esalta la platea di Cl

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L'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne

E la Fiom va all'attacco dell'ad

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RIMINI - Per capire il senso della giornata di Sergio Marchionne al Meeting di Rimini bastano due immagini. La prima. Un gruppo di militanti di Rifondazione comunista radunato davanti ai padiglioni della fiera per contestare l'amministratore delegato di Fiat e il popolo di Comunione e liberazione che li apostrofa con frasi del tipo «andate a lavorare». La seconda. Marchionne che passeggia tra gli stand mentre la gente lo applaude e lo esorta a non mollare. Sarebbe strumentale descrivere la platea di Rimini come «amica», la verità è che in questo momento l'ad di Fiat gode di un forte consenso tra il popolo dei moderati. Tanto che finito il suo discorso qualcuno commenta: «Altro che Montezemolo, se Marchionne si presentasse alle elezioni batterebbe anche Berlusconi». Lui non appare interessato al tema. Gli preme molto di più difendere l'azienda che dirige in un momento in cui, soprattutto dopo il caso dei tre operai di Melfi, gli attacchi si sono fatti più numerosi e violenti. Anche per questo, dopo i convenevoli di rito, iniziando il suo discorso, spiega di averlo radicalmente cambiato: «Vi confesso che l'intervento che avevo preparato per voi era molto diverso da quello che invece sentirete. Non posso ignorare l'importanza di quello che sta succedendo in Italia, collegato alle vicende dello stabilimento di Melfi, e la gravità delle accuse che sentito muovere verso la Fiat. E non è mia abitudine evitare i problemi».   A questo punto Marchionne, che per l'occasione ha sostituito il maglioncino di ordinanza con una polo, racconta la sua storia di giovane emigrante italiano (a 14 anni si trasferì dall'Abruzzo al Canada con la sua famiglia) e di come questo percorso lo abbia portato alla guida di Fiat. Ricorda il grande sviluppo che l'azienda ha avuto in questi ultimi anni trasformandosi in «un punto di osservazione privilegiato per capire costa sta succedendo nel resto del mondo». «Sfortunatamente - sottolinea - ho l'impressione che in Italia non ci siano interesse né fiducia verso questo straordinario bacino di informazioni. O forse, più semplicemente, non ne vogliamo sapere perché ci manca la voglia o abbiamo paura di cambiare». Ed è a questo punto che inizia a parlare del progetto di «Fabbrica Italia» che altro non è che un tentativo di «invertire la rotta». «La verità - spiega - è che la Fiat è l'unica azienda disposta a investire 20 miliardi di euro in Italia». Anche per questo chiede di abbandonare la lotta tra «capitale» e «lavoro», «padroni» e «operai», e lancia «un patto sociale per condividere gli impegni, le responsabilità e i sacrifici e per dare al Paese la possibilità di andare avanti». Quindi, dopo aver ringraziato Cisl e Uil per la collaborazione, passa a parlare di Melfi. E ribadisce la linea: «Fiat ha rispettato la legge». Quindi aggiunge: «La dignità e i diritti non possono essere patrimonio esclusivo di tre persone. Sono valori che vanno difesi e riconosciuti da tutti». La platea applaude. Se il titolo dell'intervento di Marchionne era «Saper scegliere la strada». Il popolo di Cl ha deciso che quella dell'Ad di Fiat è la strada giusta.

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