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Germania locomotiva dell'Ue

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Siriparte. Ma attenzione è inutile guardare a Oriente per sperare in un traino per l'economia italiana. La locomotiva è poco sopra le Alpi ed è la Germania. Se la crescita economica in Europa si esprimesse in termini annualizzati come negli Usa, Berlino avrebbe registrato un +9% nel secondo trimestre, sui livelli della Cina e dell'India. Insomma i due terzi della crescita dell'intera Eurolandia si sono concretizzati nel centro del Vecchio Continente. Dati così importanti, il Pil tedesco ha segnato un +3,7% su anno e un +2,2% rispetto al primo trimestre, non si erano più visti da un ventennio. Un risultato che consente alla cancelliera Angela Merkel di rasserenarsi dopo le batoste ricevute dagli elettori costretti ad aiutare la Grecia e l'onta degli «stress test» (i test per verificare le solidità delle banche in caso di crisi) che hanno fatto emergere le magagne della banca nazionale Hypo Re. In Italia la crescita del Pil è stata stabile con un +0,4%. Sul piano squisitamente economico, poi, la Germania allontana lo spettro di una doppia recessione, si assicura la creazione di un bel po' di posti di lavoro ed è ora in grado, se ce ne fosse bisogno, di dare una mano alla Grecia con più tranquillità. Restano le incertezze di una crescita largamente alimentata dalle sue esportazioni ad alta tecnologia verso l'Asia, area economica in fase di rallentamento. Ma i big dell'export tedesco come Bmw e Infineon hanno da poco pubblicato stime molto positive per il 2010. E poi - dati dell'ufficio statistico alla mano - hanno giocato un ruolo importante anche gli investimenti. Se l'economia reale dà segni concreti di risveglio a non dormire sono anche gli speculatori. Il clima sui mercati è lontano dal panico che dominava i giorni in cui la Grecia era sull'orlo del fallimento nella scorsa primavera ma non è sfuggito agli analisti il fatto che, da inizio settimana, gli spread dei titoli di Stato dei Pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) hanno ripreso ad allargarsi rispetto al bund tedesco. Il differenziale con il decennale greco è tornato sopra gli 800 punti base per la prima volta dal 28 giugno scorso, attestandosi a quota 810. Tutti i «Pigs» hanno registrato un allargamento dei rendimenti rispetto al bund (13 punti la Grecia, più di 9 Spagna e Portogallo, 6,5 l'Irlanda). Una tendenza che non ha risparmiato l'Italia, che ha collocato poco meno di 6 miliardi di euro di Btp. Lo spread è salito di circa 6 punti a 148, toccando anche un massimo di 150.

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