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Marchionne mette il turbo a Chrysler

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Orasarà difficile per gli operai della Fiat di Pomigliano motivare il loro no alle condizioni imposte dall'ad Sergio Marchionne per ridare produttività a un impianto che lavora condizioni che lo portano praticamente fuori dal mercato. Ieri dagli Stati Uniti patria del capitalismo ma anche di Union (i sindacati americani) è arrivato un segnale inequivocabile sul fatto che la strategia del manager italo canadese sia quella giusta. A Detroit le organizzazioni sindacali hanno accettato l'amara pillola della ristrutturazione dicendo sì a una diminuzione delle tutele a patto di mantenere l'occupazione e di rilanciare un marchio dato per spacciato. Ebbene la medicina Marchionne sembra aver funzionato. Almeno a giudicare dai conti del secondo trimestre che ieri l'ad ha sciorinato di fronte agli analisti americani. Il secondo trimestre è stato positivo per il gruppo Chrysler. Cresce l'utile operativo a 183 milioni di dollari (+28%) e i ricavi a quota 10,5 miliardi di dollari (+8%). Gli obiettivi finanziari per il 2010 rimangono invariati (incluso il breakeven operativo), ma saranno probabilmente rivisti al rialzo. Marchionne ha sottolineato il suo ottimismo: «L'utile operativo nel secondo trimestre conferma che il Gruppo Chrysler sta procedendo in linea con gli obiettivi annunciati il 4 novembre 2009, fermo restando il fatto che uno straordinario lavoro si prospetta davanti a noi». Marchionne ha poi aggiunto che «la fiducia nel futuro dell'azienda e l'accresciuto interesse dei clienti per i nostri prodotti si è rafforzato con il lancio del New Jeep Grand Cherokee, una vettura totalmente nuova che definisce gli standard di alta qualità e avanzata tecnologia per tutto il Gruppo. Secondo le attese, il 2010 si sta concretizzando come un anno di transizione e stabilizzazione». Il successo di Chrysler non ha portato fortuna al Lingotto nella Borsa di Milano. Fiat ha chiuso in calo dell'1,96% conservando comunque di un soffio la soglia dei 10 euro (10,01 il prezzo finale), dopo le vendite scattate a metà seduta sulla scia dei dati trimestrali di Chrysler. Superiori alla media gli scambi, con quasi 25 milioni di pezzi passati di mano, rispetto a una media giornaliera nell'ultimo mese di poco superiore ai 21 milioni.

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