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Gli incendi nei campi di grano russi rischiano di trasferirsi nel portafoglio dei consumatori occidentali

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Lostop temporaneo alle esportazioni di cereale da parte di Mosca ha 9 spinto su i prezzi. E non è escluso che i rincari del commercio all'ingrosso si spostino sui prodotti finali e in ultima istanza su chi li compra. Pane e pasta, dunque, ma anche tutti quei prodotti lavorati che hanno tra i componenti di base la farina, sono a rischio aumenti. Un timore che ha fatto scendere in campo Mr. Prezzi, Roberto Sambuco, che ha ventilato un intervento, contando anche sull'asse con l'Antitrust, se si dovessero verificare nuovi aumenti dei prezzi dei prodotti a base di grano. «I prezzi al dettaglio dei prodotti a base di grano sono gli stessi di due anni fa, quando la materia prima raggiunse i 13 dollari per bushel (l'unità di misura del settore pari 27,216 kg di grano ndr), da tempo però i prezzi internazionali del grano sono sotto gli 8 dollari. Quindi i prezzi attuali al dettaglio sono molto remunerativi per i produttori e non giustificano nessun ulteriore adeguamento». Un altolà condiviso dai produttori e dalle associazioni di categoria. Intanto la speculazione ieri ha tirato il freno per la prima volta da alcune settimane di continui rialzi. Il prezzo del grano alla Borsa di Chicago è sceso del 4% dopo essere salito alle stelle. A far scendere il prezzo sono state le prese di beneficio degli investitori, che puntano a rientrare degli investimenti, dopo la corsa dei prezzi. In settimana i futures (i contratti di acquisto a termine) sul grano hanno guadagnato il 14%, toccando il massimo da due anni e mezzo. A giugno i prezzi avevano toccato il fondo a 4,25 dollari per bushel, guadagnando da allora l'88%. A far scendere la tensione anche le dichiarazioni di ieri del vice premier russo, Igor Shuvalov che ha detto che Mosca intende onorare i contratti di esportazione dei cereali, ma lo farà dopo la fine dei raccolti, quando la situazione si sarà chiarita e si sapranno i danni che gli incendi avranno creato. Il blocco si potrebbe presto allentare. Ora si teme che anche due paesi esportatori come l'Ucraina e il Kazakhstan, anch'essi colpiti dagli incendi, possano imitare Mosca. Ma Astana ha gettato acqua sul fuoco: «Il Kazakhstan quest'anno avrà un buon raccolto, a differenza della Russia»

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