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Banche italiane solide. Promosse

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Lebanche italiane sono sane e solide. E anche in caso di una nuova tempesta finanziaria avrebbero capitali sufficienti a resisterle. Il sistema del credito nazionale ha tirato un sospiro di sollievo ieri quando il Cebs (il comitato incaricato a Bruxelles) ha diffuso i risultati degli stress test. Le prove di simulazione della resistenza dei conti delle aziende di credito nel caso di choc finanziari ed economici hanno confermato un voto positivo per i cinque istituti tricolori. Anche in caso di uno scenario economico particolarmente negativo e di rischi sui titoli di stato dei paesi europei, il loro indice di patrimonio Tier1 (che misura il capitale in cassa a fronte dei soldi prestati) sarebbe superiore all'asticella del 6% fissata dall'Europa. Un successo vista l'entità della posta in gioco: ridare fiducia ai mercati ancora troppo volatili. Esame superato dunque per Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi Banca. Bene è andata complessivamente a tutto il settore in Europa. Delle 91 banche europee sotto osservazione solo 7 non hanno superato le prove di resistenza in caso di recessione e di crisi del debito sovrano. Le sette bocciate sono 5 casse di risparmio spagnole, la Ata bank greca e la tedesca Hypo Real estate. I risultati «confermano la generale solidità del sistema bancario Ue di fronte a choc finanziari negativi, e sono un importante passo in avanti per ripristinare la fiducia dei mercati», hanno commentato la Commissione Ue, la Bce e il Cebs in una nota. Ora il giudizio finale spetta ai mercati lunedì alla riapertura. Per la buona prova italiana si è speso anche il ministro Tremonti che ha detto: «È stata confermata la solidità del sistema bancario finanziario italiano e la solidità dell'Italia. E questo è un dato buono». Soddisfazione è arrivata dal Fmi: «Un passo importante». Mentre sui risultati sono rimasti scettici gestori e analisti internazionali. Gli stress test sono stati condotti su 91 istituti di credito, di venti paesi Ue, in rappresentanza del 65% del settore europeo, su un orizzonte temporale di due anni. L'obiettivo principale era di testare l'adeguatezza della loro capitalizzazione di fronte a bruschi peggioramenti e a crisi del debito pubblico. Così nello scenario peggiore le perdite delle banche potrebbero arrivare a 566 miliardi nel biennio 2010-2011. E il Tier 1 aggegato scendere dal 10,3% del 2009 al 9,2% alla fine del 2011.

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