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Bollette del gas meno care dall'autunno

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Un mercato ingessato, dove il ruolo dell'Eni è ancora troppo rilevante e in cui i prezzi all'ingrosso sono più alti del 10% rispetto al resto d'Europa. Il presidente dell'Autorità per l'energia, Alessandro Ortis, nella sua ultima Relazione annuale (il mandato scade a dicembre) torna ancora una volta a porre l'accento sulle difficoltà del settore gas, insistendo sulla cessione di Snam da parte dell'Eni e suggerendo come acquirente la Cassa Depositi e Prestiti. Ma annuncia anche che, nonostante tutto, da ottobre scenderanno le bollette del metano. Ortis snocciola una serie di dati per dimostrare che, a differenza del settore elettrico (dove la liberalizzazione ha portato a una riduzione di oneri di oltre 4,5 miliardi di euro all'anno, rispetto al 1999), così com'è, il mercato del gas proprio non va: 92% della capacità infrastrutturale per le importazioni in mano al gruppo Eni che, con le vendite oltre frontiera destinate all'Italia, si attesta ancora sul 65% circa delle immissioni; prezzi all'ingrosso più alti di 3-4 centesimi (oltre il 10%) rispetto al resto d'Europa, sempre a causa della «scarsa concorrenzialità del mercato nazionale, con un operatore dominante in tutte le fasi della filiera»; passaggio al mercato libero, in oltre sette da anni, solo da parte del 7% delle famiglie. Una maggiore apertura del mercato, insomma, a giudizio del regolatore è assolutamente necessaria e si potrebbe conseguire innanzi tutto con la separazione della rete, così come avvenuto con Terna per Enel. Una proposta su cui l'Autorità, almeno per il momento, non incassa però aperture: mentre il presidente del Cane a sei zampe Roberto Poli, presente alla Relazione, non rilascia dichiarazioni, il numero uno dell'Antitrust, Antonio Catricalà, spiega che il tema «non è all'attenzione dell'Autorità». Secondo il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia, infine, «la separazione della rete del gas come è accaduto nel settore elettrico non è un tabù», ma «non è d'attualità», anche perché il governo punta piuttosto a un'integrazione europea per una rete che vada «da Rotterdam al Mediterraneo». Sul tema delle rinnovabili, invece, la sintonia sembra maggiore. Ortis avverte infatti che è necessaria una revisione degli incentivi, che costano troppo al consumatore finale e rischiano di far lievitare le bollette del 20% al 2020: l'Italia, ha osservato, paga l'energia incentivata tre volte quella convenzionale con prezzi che, anche a causa del mix di fonti, sono superiori del 25% rispetto alla media europea (al netto delle imposte). Un tema, questo, su cui Saglia promette di intervenire entro l'anno. In attesa dei benefici, le famiglie possono intanto guardare con fiducia all'autunno. Da ottobre, infatti, per trasferire sollecitamente ai consumatori i primi benefici emergenti dalle nuove dinamiche del mercato internazionale, l'Autorità opererà un contenimento dei prezzi al consumo del gas.

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