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La Centrale del latte agli allevatori romani

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Èla proposta rilanciata ieri dal sindaco Gianni Alemanno. La Centrale potrebbe tornare nelle mani del Comune, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato nulla la vendita del 1998. E Alemanno si è detto convinto che il futuro migliore per essa sia nelle mani dei piccoli e medi produttori della regione, che possono garantire «qualità, tracciabilità e una filiera corta». Per questo serve che la gara per la privatizzazione «privilegi chi può presentarsi come diretto produttore del latte», evitando che il centro sia venduto di nuovo a una multinazionale. Il primo passo inevitabile è il ritorno della proprietà al Comune. La sentenza del Consiglio di Stato del primo marzo ha dichiarato nullo il contratto stipulato nel 1998 tra il Comune e la Cirio di Sergio Cragnotti per la vendita del 75% del centro. Una delle clausole prevedeva infatti il divieto di rivendita nei cinque anni successivi. Ma Cragnotti appena un anno dopo aveva ceduto la Centrale alla Parmalat di Calisto Tanzi. Il ricorso presentato da Coldiretti è stato accolto dal Tar del Lazio e confermato dal Consiglio di Stato. Il comune a questo punto non può fare altro che ricomprare. Due ragioni spingono ora Alemanno a chiedere l'intervento della Coldiretti. C'è la volontà politica di conservare la proprietà nel territorio, ribadita dal primo cittadino in più di un'occasione. In più, la partecipazione dei produttori laziali garantirebbe al Comune un sostegno finanziario, in un periodo in cui le risorse sono molto limitate. L'Ue e l'Antitrust potrebbero però contestare al Campidoglio la violazione delle regole della concorrenza.

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