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Troppi sprechi negli enti locali: tagliare

La Corte dei Conti

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Va bene stringere la cinghia e affrontare i sacrifici per rimettere in sesto la finanza pubblica. Ma prima di chiedere ai contribuenti le rinunce occorre dare un segnale preciso: e cioè eliminare gli sprechi di risorse anche dove è più difficile snidarli. La tirata d'orecchi alla politica arriva dalla Corte dei conti presieduta da Tullio Lazzaro (nella foto) che ieri ha espresso il suo giudizio di parificazione sul rendiconto dello Stato. Per la magistratura contabile i risparmi devono cominciare dalle autonomie territoriali che hanno strutture «pletoriche» e costano, come nel caso delle Province, fino a 43 euro a testa (con punte fino agli 83 euro in Calabria). Un attacco diretto che irrita gli amministratori locali che, con toni diversi, contestano l'analisi dei magistrati della Corte. «Se è necessario chiedere sacrifici a molte categorie di cittadini, tra le quali purtroppo anche quelle più deboli, - ha però spiegato il procuratore generale della Corte dei Conti, Mario Ristuccia - appare ancor più necessario affrontare con decisione e concretezza i problemi della cattiva amministrazione e dello spreco di pubblico denaro». E parlando di denaro pubblico, la magistratura contabile boccia la struttura «pletorica» di Regioni ed enti locali «ripartita in numerosissimi e spesso inutili centri di spesa» che «richiedono soprattutto erogazione di stipendi, gettoni ed emolumenti vari per una moltitudine di amministratori, manager pubblici, consiglieri e consulenti». E ancora peggio hanno «un elenco di attività utili sovente a procurare unicamente opportunità di una comoda collocazione a soggetti collegati con gli ambienti della politica». Insomma «un sistema parcellizzato che rimane perennemente in attesa di un vero piano riformatore e che sopravvive grazie anche ai corposi trasferimenti agli enti locali, di cui all'apposito capitolo di spesa presso il Ministero dell'Interno (annualmente tra i 15 e i 20 miliardi) e che inevitabilmente alimentano anche un insieme di finalità ed interessi particolari, spesso mal controllati o controllabili». Una struttura decentrata divisa spesso in numerosissimi «centri, autorità, enti, agenzie, commissioni, comunità, società miste, istituti, scuole ecc.». La Corte ha ricordato però che una delle possibili alternative ai tagli è la lotta all'evasione fiscale. Una piaga evidenziata anche dall'Ufficio studi di Confindustria secondo il quale iIl peso del fisco «effettivo» sui contribuenti che pagano le tasse è del 51,4%. Colpa appunto dell'evasione la cifra «monstre» di 124,5 miliardi. Esattamente, al centesimo, 5 volte la manovra correttiva triennale varata dal Governo. Ma è certo una stima per difetto. E infatti la Corte dei conti ricorda che, anche se la lotta all'evasione va bene (nel 2009 ha segnato un +19,8% per le riscossioni complessive, pari a oltre 7 miliardi), secondo le ultime stime dell'Istat l'economia «non osservata costituita dal sommerso» (un dato più ampio dunque) è compresa tra 227 e 250 miliardi.

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