Famiglie più esposte ai titoli rischiosi

Lefamiglie italiane risparmiano molto ma sono tra le più esposte ai titoli rischiosi. Per questo occorre rendere più trasparenti i mercati a cominciare da quelli dei derivati che sfuggono a ogni controllo. Non solo. Va rafforzato il ruolo della Borsa e incentivata la quotazione delle piccole e medie imprese. Il presidente della Consob, Lamberto Cardia, traccia la strada per il suo successore all'incontro annuale con il mercato. Dopo 14 anni trascorsi nella Commissione che vigila sulla Borsa, di cui 7 alla presidenza, Cardia passa il testimone. Davanti al gotha della finanza riunito a Palazzo Mezzanotte a Milano, sede della Borsa, presenti anche il ministro dell'Economia, Tremonti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta, Cardia delinea un quadro con molte ombre. Mette in guardia dal rischio per la Borsa di «un lento declino» che va contrastato. Il bilancio dell'ultimo anno e mezzo è allarmante: 27 società hanno abbandonato il listino con un saldo negativo di 14 unità. «La tendenza del mercato è di assottigliarsi». Ed è un trend, dice Cardia, «al quale non ci si può rassegnare perchè la Borsa deve svolgere un ruolo di maggior rilievo» anche come «motore di sviluppo dell'economia». Questo è possibile se ci saranno più piccole e medie imprese quotate. Cardia poi ha puntato il dito contro i credit default swap, strumenti diventati decisivi negli ultimi tempi per orientare gli investitori sul rischio dei Paesi dell'area euro. Questo mercato, ha detto «è opaco e dominato da pochi operatori oligopolisti», tant'è che «è opportuno ricondurre nel perimetro delle regole della vigilanza transazioni che avvengono fuori mercato». Cardia poi chiede la modifica del testo unico per i procedimenti sanzionatori. Infine gli investimenti delle famiglie. La quota di quelle che investono è uguale a due anni fa ma le preferenze si spostano verso le obbligazioni corporate a dispetto dei Titoli di Stato. E dal documento della Consob emerge che una famiglia su cinque ha almeno un prodotto finanziario rischioso. la quota di questi strumenti nel 2009 è salita dal 38% al 41%. Il valore dei derivati detenuti dai risparmiatori italiani è salito a quota 180 miliardi, più del doppio rispetto a Francia, Regno Unito.