Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Fiat al lavoro per salvare Pomigliano

Pomigliano, operai davanti alla fabbrica Fiat

  • a
  • a
  • a

Governo, sindacati e Fiat al lavoro al dossier dello stabilimento di Pomigliano d'Arco. La mancanza di un plebiscito di sì al testo dell'accordo sindacale con il Lingotto (siglato dalle principali organizzazioni, tranne la Fiom Cgil) per il rilancio dell'azienda ha messo in stallo le decisioni sul trasferimento della produzione di Panda nel sito campano dalla fabbrica polacca di Tichy. In attesa della ripresa ufficiale delle trattative (Marchionne ha però escluso da subito possibile aperture ai duri della Fiom) le parti continuano a sondare il terreno. A svolgere il lavoro di tessitura è il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che nelle ultime 48 ore ha parlato più volte al telefono con l'amministratore delegato del Lingotto. Al lavoro anche il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni che ieri è rimasto in contatto con il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Sacconi continua a dirsi ottimista sull'esito della consultazione e sulle soluzioni che seguiranno. Spazzando quindi via anche le voci sulla possibile uscita di scena della nuova Panda. «Non vedo la ragione» perché ciò non avvenga, risponde il ministro. «C'è la conferma del percorso ipotizzato», ha detto ancora Sacconi. Che da buon mediatore ha cercato di riportare il sereno nei rapporti con l'ala radicale del sindacato. Sta alle parti «individuare i modi di un auspicabile allargamento del consenso» cui si potrebbe lavorare, ha detto Sacconi, a patto però che ciò sia «coerente con gli impegni presi nell'accordo». Dal lato aziendale il lavoro principale ora tocca ai legali, ai quali la Fiat ha affidato il compito di «blindare» l'accordo del 15 giugno per Pomigliano. Rendere cioè governabile l'intesa nonostante il no della Fiom e del 34% dei lavoratori, salvaguardandosi dall'assenteismo o da scioperi contro gli straordinari. Il punto di partenza di questa nuova fase è la decisione del Lingotto di andare avanti per trovare una soluzione che consenta di salvare i 5.000 posti di lavoro della fabbrica campana. Finora si è parlato dell'ipotesi di costituire una newco, una nuova società che riassumerebbe con un nuovo contratto tutti i lavoratori di Pomigliano alle condizioni poste dall'accordo, ma al vaglio dei legali ce ne sono sicuramente anche altre.

Dai blog