Il G20 della discordia La cura anticrisi divide
Tutti d'accordo sulla necessità di mettere in campo misure per una crescita robusta ed equilibrata ma lontani sulle ricette per centrare l'obiettivo. Il G20 di Toronto, e prima ancora il G8 in programma da ieri a stasera, vedrà questo fine settimana seduti intorno al tavolo i grandi della terra che rappresentano il 90% del pil mondiale, e si aprirà con molti nodi da sciogliere. Il rischio però è che si concluda con un nulla di fatto. Gli Usa di Obama chiedono più stimoli all'economia mentre l'Europa e soprattutto la Germania della Merkel e la Francia di Sarkozy, punta più sul risanamento dei bilanci e il consolidamento dei conti con politiche di austerity. Divergenze anche in merito alla tassa sulle banche e sulle transazioni finanziarie. Poco prima dell'apertura dei lavori la Merkel ha ribadito con forza che la priorità è la riduzione dei deficit, mentre Obama ha sottolineato che occorre rafforzare l'economia globale e che gli Stati Uniti «guidano il mondo nell'affrontare la riforma del sistema finanziario». Ma il segretario al Tesoro americano Geithner ha aggiunto che «il mondo non può più dipendere dagli Stati Uniti così tanto come in passato». Il presidente Obama si presenta al vertice con in tasca l'accordo al Congresso per le nuove regole di Wall Street e in questo modo punta a dettare la linea ai Grandi. La revisione al ribasso del pil americano nel primo trimestre 2010 offre anche ad Obama la possibilità di perorare la propria causa, ovvero quella di non ritirare troppo presto gli stimoli all'economia. Ma sul tavolo dei lavori i Paesi troveranno un rapporto del Fondo monetario internazionale con previsioni da brivido: senza un accordo in grado di produrre politiche anti-crisi coordinate, si rischiano di perdere 30 milioni di posti di lavoro e 4.000 miliardi di produzione industriale nei prossimi cinque anni. Per la tassa sulle banche, il Financial Stability Board, guidato dal Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, ha elaborato questa posizione: non può essere un'alternativa alla riforma delle regole della finanza. A fianco al G20 si riunirà anche il cosiddetto B20 (Business 20) dove siedono due industriali per ognuno dei Paesi rappresentati nel Gruppo. Per l'Italia saranno presenti la presidente di Confindustria, Ema Marcegaglia, e l'amminsitratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni.