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L'Ue stanga il cartello del "tubo"

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Un accordo per fissare i prezzi di vasche, lavandini e altri accessori da bagno. Che faceva pagare caro agli italiani e a 240 milioni di europei ogni rubinetto sostituito, ogni sanitario da riparare. La Commissione europea lo ha scoperto e ha multato con una sanzione record da 622 milioni di euro 17 gruppi aziendali, tra i quali cinque italiani. Come ha spiegato ieri il commissario alla concorrenza Joaquin Almunia il cartello si era costituito nel 1992 sui mercati di Francia, Belgio, Germania, Austria, Italia e Olanda, ed era rimasto in piedi per 12 anni, fino al 2004. Facendo pagare ai consumatori europei molto più di quello che avrebbero dovuto se le regole del libero mercato fossero state rispettate e danneggiando così non solo le famiglie ma anche «costruttori e idraulici», come ha commentato Almunia. Le occasioni per gli accordi erano le frequenti riunioni delle associazioni nazionali del commercio (65 solo in Italia), ma anche i contatti bilaterali. I rappresentanti delle aziende si scambiavano le informazioni più utili sul business, ma soprattutto si accordavano sui prezzi: stabilivano insieme se e come cambiare i listini e fissavano per questo i prezzi minimi e le politiche di sconti. Tra le 17 imprese multate ci sono i leader internazionali del settore: Ideal Standard, Grohe, Villeroy&Boch, insieme ad altre aziende tedesche, austriache e italiane. Gli americani di Ideal Standard devono pagare da soli oltre 326 milioni di euro: una cifra che, come ha spiegato Almunia, sarebbe dovuta essere più alta se la cooperazione del gruppo non avesse spinto la Commissione ad essere più indulgente. Lo stesso è successo con la tedesca Grohe, mentre per altre 5 società lo sconto è stato fatto in considerazione della loro difficile situazione finanziaria. «Il nostro obiettivo è combattere la concorrenza sleale, non provocare la bancarotta di aziende», ha detto Almunia. Ma ha aggiunto che non intende cambiare rotta e che continuerà ad essere «molto duro contro chi fa cartello». Le italiane colpite sono cinque, tutte produttrici di rubinetterie. La Zucchetti di Novara pagherà molto: 71,5 milioni di euro. Poi ci sono Cisal (1,196 milioni) e Raf (235mila euro), sempre di Novara, la Teorema di Brescia (circa 421mila euro) e la Mamoli di Milano (1,041 milioni).  

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