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Nucleare italiano, scelta non rinviabile

Il governo italiano punta a iniziare i lavori di 4 centrali nel 2013

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Nucleare grande chanche per rilanciare la competitività del sistema Italia. Già. Il contorno di polemiche che accompagna il dibattito sul ritorno dell'atomo in Italia non può, infatti, prescindere dai dati oggettivi sull'economicità della produzione di energia dai reattori. Uno solo di questi, progettato con la terza generazione avanzata, il cosiddetto European Pressurized-Water Reactor (EPR) genera energia per circa 8.000 ore l'anno, contro le circa 2.000 ore di un impianto eolico o le 1.200 ore di un impianto solare fotovoltaico. Così un solo impianto da 1.600 Megawatt potrebbe approssimativamente coprire il fabbisogno di energia elettrica di due città della dimensione di Milano per 60 anni. Ben vengano le alternative in ogni caso ma se si volesse soddisfare lo stesso tale fabbisogno ricorrendo esclusivamente a fonti rinnovabili si dovrebbero installare oltre 15 mila ettari di pannelli fotovoltaici, pari a 20 mila campi di calcio regolamentari. Imparagonabile anche il confronto con l'eolico. Per ottenere la stessa quantità di energia servirebbero oltre 3 mila pale da 2,5 MW, ognuna delle quali alta 100 metri e con un diametro di 80 metri. Se le stesse fossero messe in fila sarebbe coperta la distanza in autostrada tra Rimini e Lecce e cioè circa 720 chilometri. Insomma energia pulitissima ma inquinamento ambientale da non sottovalutare. Persino il promettente settore delle biomasse non sembra essere immune da critiche. Per creare la stessa energia bisogna consumare circa 20 milioni di tonnellate di materiale organico all'anno, producibili solo da un'area interamente coltivata a pioppeto estesa come la somma di Emilia Romagna e Marche. Non poco. Certo anche il nucleare ha una serie di controindicazione come la necessità di garantire standard di sicurezza elevatissimi e la produzione di scorie che vanno stoccate in depositi particolari. Ma dalla sua l'atomo consente la produzione elettrica a costi molto contenuti con zero emissioni inquinanti e zero emissioni di anidride carbonica. Il nucleare può contare, inoltre, sulla stabilità e sull'ampia disponibilità di combustibile reperibile in un gran numero di Paesi del mondo. Da non sottovalutare poi l'impatto ambientale. Il programma italiano prevede che il 25% dell'energia di sia prodotto con il combustibile fissile. Questo a regime genererebbe circa 100 TWh/anno (Terawattora/anno) senza l'emissione di CO2. Se la stessa stessa quantità fosse prodotta con il gas (la fonte termoelettrica a più bassa emissione) nell'atmosfera arriverebbero comunque 35 milioni di tonnellate di CO2. Il mondo ha comunque già dato la sua approvazione allo sfruttamento di questa tecnologia. In base alle informazioni fornite dalla International Atomic Energy Agency (Iaea), fino ad oggi risultano essere in servizio nel mondo 436 reattori nucleari per una potenza complessiva installata di circa 370.000 Megawatt. Quelli in funzione forniscono all'incirca il 15% dell'elettricità prodotta nel mondo. E negli ultimi anni il trend di crescita del suo utilizzo è stato in costante ascesa. Nel 1980 i Terawatt prodotti erano solo 700 nel 2008 sono arrivati a quota 2.700. Non manca una importante quota di energia atomica in Europa. Sono 15 i paesi Ue che hanno sul loro territorio 197 reattori con una potenza installata complessiva pari a circa 132 mila Megawatt. E in un raggio di 200 km dai confini Italiani, sono attive 27 unità nucleari per un totale di circa 24 mila Megawatt.

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