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Il mancato rispetto delle regole e la sistematica corruzione nella pubblica amministrazione sono i principali virus che inquinano il mercato degli appalti statali

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Unsistema minato anche dal ricorso alle procedure di emergenza e dal fatto che le stazioni che assegnano i lavori pagano con enorme ritardo. A lanciare l'allarme è stato ieri il presidente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, Luigi Giampaolino, che nella relazione annuale al Parlamento, sul 2009, ha rilevato «l'insorgere, all'interno della pubblica amministrazione, di gravi episodi di corruzione ed illegalità». Una situazione, quella della corruzione, che causa una profonda e sleale alterazione delle condizioni concorrenziali «che può contribuire ad annientare le imprese oneste, costringendole ad uscire dal mercato». Non solo. Nel mirino dell'Autorità anche «il sistematico ricorso a provvedimenti di natura emergenziale» e in particolare sull'affidamento di lavori pubblici gestito dalla protezione civile, dai «grandi eventi» (G8, mondiali di nuoto, celebrazioni per l'Unità d'Italia...) al terremoto in Abruzzo. C'è «il timore», avverte l'Authority, di «una sistematica ed allarmante disapplicazione delle norme del codice degli appalti». A fare da zavorra al settore c'è anche, però, il comportamento della pubblica amministrazione i cui tempi di pagamento «oscillano in un range che va da un minimo di 92 giorni ad un massimo di 664». L'Autorità guidata da Gianpaolino ha stimato in «circa 37 miliardi di euro, pari al 2,4% del Pil» la «presunta esposizione debitoria» della P.A. Di cui «una parte consistente deriverebbe dalla gestione del sistema sanitario e dalla raccolta dei rifiuti solidi urbani». Intanto la crisi non ha frenato i contratti pubblici che, nel 2009, considerando le gare di appalto di importo superiore a 150mila euro, hanno raggiunto un importo di 79,4 miliardi di euro, pari al 6,6% del Pil. Rispetto all'anno precedente c'è stato un aumento del 4,8% (+2,6% in termini reali). L'impatto sull'occupazione, diretta e indiretta, «sarebbe dell'ordine di 32mila unità», che può arrivare a 50mila «se si aggiungono gli effetti di moltiplicazione sulla domanda interna». E quanto ai primi tre mesi del 2010, da primi dati l'Autorità ha registrato un incremento dell'11% (a quota 17,3 miliardi) rispetto allo stesso periodo del 2009.

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