Le Cassandre zittite con la buona impresa

Ilnostro è un Paese che non ha sbocchi e non si avvertono segnali di cambiamento. I giovani non trovano lavoro, le pensioni non aiutano a sbarcare il lunario. Questo è il ritornello ricorrente di grandi firme che richiamano il pericolo imminente. Si grida al lupo senza però dire come fare a difendersi. Essere ottimisti non paga ma produce una immagine di chi ride senza motivo. Il pessimismo è chic. Appartiene a persone di intelletto. L'intelligenza è un dono naturale che non appartiene monopolisticamente a chi sa di latino. È intelligente anche l'uomo non istruito. Ma che ha prodotto ricchezza. Di questo tipo di animale ne troviamo in quantità. Basta girare il territorio e stare in mezzo alla gente. Ascoltandone gli umori e non romanzando la verità. Il mondo, è stato ripetuto, sta cambiando. L'Europa, vecchia signora, è un nobile decaduto, che produce debito e deficit. L'Italia è amata ma vituperata. Tutti vorrebbero abitarci anche se ne parlano male e con disprezzo. Perché? Per la cultura del disfattismo che non è del popolo, ma di quella parte di intellighenzia che si sente, per grazia divina, depositaria di verità esterofila. Le Pmi sono una caratteristica italica che ci stanno copiando. I maestri della retorica hanno combattuto da sempre questo modello provinciale. Vorrei dare un consiglio. Se andassimo ad imparare economia da quegli zoticoni che hanno portato l'Italia ad essere la quinta potenza industriale del mondo?