Pomigliano fabbrica assenteisti

L’Italia è uno strano posto che mischia tratti di efficienza, genio e avanguardia ad aspetti di assoluta irresponsabilità e menefreghismo. Qualcuno potrebbe azzardare che in fondo questo rende lo Stivale affascinante, ma la realtà è diversa dalle visioni arcadiche del pittoresco e la vicenda della fabbrica Fiat di Pomigliano d’Arco è la plastica rappresentazione del meglio e del peggio. Il meglio per chi alla fine ha siglato l’accordo (Cisl e Uil), il peggio per gli archeosindacalisti della Fiom che ha rovesciato il tavolo. Pomigliano non ha fabbricato solo automobili, ma anche assenteisti, furbetti vittime di improvvise epidemie di massa, frotte di tute blu che diventano rappresentanti di lista. Diritti trasformati in abusi. Un capo azienda ne uscirebbe pazzo. Non conosco Sergio Marchionne e a volte le sue ruvidezze non mi convincono, ma bisogna dire che questo signore venuto dalla Svizzera ha una visione industriale, ha dato una scossa al mondo dell’auto e salvato la Fiat rendendola meno italiana, più americana ma soprattutto di nuovo capace di produrre belle automobili. Qui non è il caso di rifare la storia della casa di Torino e so benissimo che di errori in Corso Marconi ne sono stati fatti tanti. Anche a spese del contribuente. La Fiat ha avuto per decenni una sorta di funzione di ammortizzatore sociale. Oggi non è più possibile. Il mondo si è allargato, ma il mercato si è ristretto e la concorrenza s’è fatta durissima, i costruttori di automobili che resteranno in campo forse si conteranno sulle dita di una mano e l’Italia - per tradizione e conoscenza - nel campo dei motori può dire ancora la sua. A patto che tutti - il sindacato, i lavoratori e il governo - mettano da parte le ipocrisie, i minuetti, i calcoli da retrobottega e guardino la realtà dei fatti. Termini Imerese è una fornace dove i costi di produzione sono insostenibili, Pomigliano d’Arco deve diventare una fabbrica moderna ed efficiente. Chi dice no, chiude la porta al futuro. Ma non potrà riaprire il portoncino del passato.