Schifani: "Pomigliano non deve chiudere"
«Pomigliano non deve chiudere». Lo dice in modo chiaro il presidente del Senato, Renato Schifani, parlando alla presentazione del Rapporto Cisf 2009 «Il costo dei figli. Le domande della società, le risposte della politica», che si è tenuto stamattina nella Sala Capitolare di Palazzo della Minerva, a Roma: lo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco «è un banco di prova per tutti. Non può e non deve - secondo Schifani - prevalere la logica dei veti incrociati. Non è più il tempo del no e della fuga. Per salvare l'occupazione e la dignità del lavoro serve uno sforzo comune ed un sano realismo». SULLA MANOVRA CONFRONTO VERO - L'appello su Pomigliano si è inserito all'interno di un discorso più ampio, nel quale la seconda carica dello Stato ha sottolineato l'importanza delle misure economiche che verranno varate dal governo: «La manovra all'esame del Senato è un passaggio necessario e urgente. Non inganniamoci e non inganniamo: serve contenere per tempo e stabilmente la spesa pubblica. Il tempo delle cicale è finito. Spese superflue e privilegi sono oggi un'arroganza insopportabile. Il Senato e la Camera daranno segnali chiari e inequivocabili, di sobrietà ed equità. Nel passaggio parlamentare della manovra - ha aggiunto Schifani - invito maggioranza e opposizione al confronto vero, perchè serve il contributo di tutti per preservare la coesione sociale e, sottolineo, "nazionale". Lo ribadisco: la coesione sociale non è in alcun modo separata dalla piena coesione nazionale, che va difesa e resa visibile con chiarezza in ogni occasione, senza titubanze». PIU' STABILITA' CONTRO LA PRECARIETA' - Per Schifani, al momento, «non siamo ancora completamente al riparo dalla molla speculativa che rischierebbe di mettere in seria difficoltà la nostra economia. Allo stesso tempo, però, dobbiamo dare una prospettiva ai ragazzi e alle famiglie più giovani». Il presidente del Senato ha proseguito: «Diciamo tutti e convintamente: più famiglia. E famiglia significa anche stabilità contro precarietà. Dobbiamo ripensare insieme quello che finora hanno portato concretamente flessibilità e mobilità rispetto alla vita quotidiana delle nostre famiglie. Dopo le manovre dell'emergenza, gli Stati dell'Europa devono subito progettare un piano comune e straordinario per la famiglia e per i figli, che restano un bene da riconoscere, preservare e soprattutto rilanciare».