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Federalismo: primo sì alla Camera per il taglio alle mini-province

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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La commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato un emendamento del relatore al ddl sulla Carta delle Autonomie, Donato Bruno, che prevede che la popolazione delle province non possa essere in ogni caso inferiore ai 200 mila abitanti. L'emendamento è passato a maggioranza, con i voti di Lega e Pdl, mentre le opposizioni hanno votato contro. La soglia, grazie all'approvazione di un subemendamento presentato dalla deputata del Pdl Beatrice Lorenzin, è più bassa nel caso di province con un territorio che sia per oltre il 50% montano: in questo caso sopravvivono quelle al di sopra dei 150mila abitanti.   LO STOP NON DA SUBITO - Il taglio delle mini-province cui oggi la commissione Affari Costituzionali di Montecitorio ha dato un primo via libera, tuttavia, non sarà immediato: il testo che lo prevede infatti è un disegno di legge che delega il governo "ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro dell'interno, del Ministro per i rapporti con le regioni, del Ministro per le riforme per il federalismo, del Ministro per la semplificazione normativa e del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa iniziativa dei comuni, sentite le province e la regione interessate, uno o più decreti legislativi per la razionalizzazione delle province e per la riduzione del numero delle circoscrizioni provinciali". IL TESTO - Nell'esercizio di tale delega, si legge nell'emendamento approvato, "il Governo si attiene ai seguenti princìpi e criteri direttivi: previsione della soppressione di province in base all'entità della popolazione di riferimento, all'estensione del territorio di ciascuna provincia e al rapporto tra la popolazione e l'estensione del territorio e tenendo conto della peculiarità dei territori montani, ai sensi dell'articolo 44 della Costituzione; previsione che il territorio di ciascuna provincia abbia un'estensione e comprenda una popolazione tale da consentire l'ottimale esercizio delle funzioni previste per il livello di governo di area vasta e tale da realizzare le maggiori economie di scala; previsione che l'entità della popolazione di riferimento di cui alla lettera a) non possa in ogni caso essere inferiore ai 200.000 abitanti, secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica relativi all'anno 2009; conseguente revisione degli ambiti territoriali degli uffici decentrati dello Stato; previsione che la razionalizzazione di cui al presente articolo avvenga nel rispetto dell'articolo 133 della Costituzione; attribuzione a una o più province contigue nell'ambito della stessa regione delle funzioni e delle corrispondenti risorse umane e strumentali della provincia da sopprimere; individuazione di una disciplina transitoria che assicuri la continuità dell'azione amministrativa e dei servizi ai cittadini". IL PD VOTA CONTRO - "La carta delle Autonomie di Calderoli e del governo Berlusconi parte male, se questo è il testo voteremo no e faremo una battaglia seria e determinata. E' uno svuotamento pesante innanzitutto dello spirito e delle intenzioni dimostrate al varo dei decreti delegati, sui quali il Pd decise di astenersi". Così al termine della riunione della segretaria del Pd Davide Zoggia e Claudio Martini, responsabili Enti locali e Politiche del territorio, hanno commentato i contenuti della Carta delle Autonomie voluta dal ministro Calderoli. "C'è uno scollamento totale - proseguono - tra carta delle autonomie e federalismo fiscale e anche con la manovra finanziaria: ad esempio la riduzione delle province non è realistica, viene da chiedersi perché si tarda a varare le città metropolitane che consentirebbe di eliminarne subito nove.  Il taglio di consiglieri comunali e provinciali, così come è pensato, servirà a ridurre solo la rappresentatività senza reale beneficio per l'erario. Il governo poi è sordo alla nostra richiesta di tagliare del tutto gli uffici decentrati dei ministeri". "Insomma - sottolineano Zoggia e Martini - chiusura pressoché totale sulle nostre proposte migliorative e sulle richieste di Comuni, Province e Regioni di tenere aperto un confronto permanente con governo e parlamento su un tema che li riguarda direttamente. E' il tradimento di un impegno politico e istituzionale preso con il paese. Prima responsabile di questo flop è la Lega Nord, che sbandiera un federalismo spinto ma poi, di fatto, ha stoppato la riforma vera. Prima con la manovra finanziaria, che toglie risorse proprio alle competenze "federali" e ora con la Carta delle Autonomie, uno smagrito topolino partorito da una montagna fatta solo di parole. La Lega fa il doppio gioco e prende in giro gli italiani. Da un lato difende le province, specie dove governano, e gli uffici statali sul territorio e dall'altro colpisce Enti locali e Regioni con i 2/3 della manovra di tagli lineari. Parla di federalismo ma tratta le autonomie come una malattia e non come una risorsa da coinvolgere nel rilancio del Paese". "Il Pd - concludono i due esponenti democratici - si opporrà a questo piccolo cabotaggio. Rilanceremo la nostra proposta di snellimento e riforma autonomistica, con un vero risparmio nel funzionamento di enti locali, ministeri e parlamento ed un rilancio autentico della democrazia, in questo tempo di antipolitica e di populismo retrivo".

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