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Per liberare le imprese Silvio cambia la Carta

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Aprire un'impresa e non avere a che fare con la burocrazia per due o anche tre anni. O forse per sempre. È il primo passo della rivoluzione liberale che il premier Silvio Berlusconi e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, hanno intenzione di mettere in campo. Un progetto, ufficializzato oggi al G20 di Busan in Corea e lunedì prossimo all'Ecofin, con l'obietivo di rivoluzionare il modo fare impresa in Italia, dove inziare un'attività significa entrare nel girone infernale delle autorizzazioni e delle licenze, così come dei controlli e delle carte da bollo. Una grande riforma economica, insomma, che il governo vuole portare a termine attraverso una riforma costituzionale. E cioè la modifica dell'articolo 41 della costituzione. Quello che disciplina l'iniziativa delle libera impresa ma che sancisce anche quello che si è rivelato essere il cappio al collo degli imprenditori italiani. La possibilità, attribuita al legislatore, di determinare controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. Un fine nobile quello dei padri costituenti che si è però trasformato nella pletora di norme e appesantimenti regolamentari che imbrigliano gli animal spirits di chi vuole provare a mettersi in proprio. Per rimettere in moto l'Italia il governo vuole ripartire da qui. Un cambiamento costituzionale che apra la strada a una misura straordinaria «per la libertà di impresa che porti alla sospensione di 2-3 anni» delle autorizzazioni per le pmi, la ricerca e le attività artigiane e di piccola entità. L'invito a seguire l'esempio italiano è rivolto a tutti paesi europei, ricchi e affluenti, ma ormai con bassa crescita. In parte dovuta anche all'eccesso di regolamenti. Per Tremonti l'Europa e l'Italia «non hanno alternative» di fronte alle sfide della globalizzazione e devono eliminare l'eccesso di regole che l'Unione si è autocostruita. Questo blocca come un macigno la strada dello sviluppo e la rende meno competitiva rispetto a paesi emergenti come la Corea o il Brasile, vanificando inoltre i soldi destinati alla crescita. L'alternativa per il Vecchio Continente è quella di una dolce morte, di una condanna a fare «il guardiano di un cimitero o, al massimo, il tenutario elegante di un antico Relais». «Se Guglielmo Marconi tornasse ora - chiosa - a fare esperimenti dal panfilo Elettra incorrerebbe nelle mille regole e sarebbe multato per aver infranto il diritto alla navigazione, quello postale etc etc». Tremonti è anche entrato nel dettaglio del provvedimento che supera «le lenzuolate di Bersani o il piano Casa di Berlusconi», «entrambi falliti perché il sistema non si cambia dall'interno» e non ci sono riuscite nè la destra nè la sinistra. Il progetto, pensato assieme al premier, prevede una legge costituzionale da presentare dopo la manovra che modifica l'articolo 41 della Carta, frutto ai tempi della Costituente di un compromesso fra le posizioni delle forze di sinistra e quelle di centro, «rendendo possibile tutto ciò che non è vietato». La misura, assicura Tremonti, «non è in contrasto con il federalismo fiscale», non comporta aggravi di spesa e avrà carattere transitorio per provarne l'efficacia. Sarà così limitata all'economia reale e non alla finanza mentre l'urbanistica avrà un regime a parte. Pensiamo a una radicale e totale autocertificazione per le pmi, l'artigianato e la ricerca con i controlli e verifica dei requisiti che vanno fatte ex post». Lotta alle regole dunque. Non tutte. Quelle in eccesso. Che da utili diventano un costo ormai troppo caro da sostenere.

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