Donne in pensione più tardi Sì degli industriali
"L'età di pensionamento delle donne è un tema che va affrontato. Sono d'accordo e non sono spaventata dal fatto che le donne possano andare in pensione più in là nel tempo". È il leader di Confindustria, a margine del Business forum Italia-Cina in corso a Pechino, ad entrare nel dibattito scatenato dalla richiesta della Commissione europea di accelerare già dal 2012 l'entrata a regime dell'aumento a 65 anni dell'eta di pensionamento delle donne nel pubblico impiego. "È un tema vero, sopratutto dove questo crea un gap. In un paese in cui la speranza di vita è tra le più altre e quella delle donne ancora di più, è un tema che va affrontato", conclude. TAGLI NECESSARI, ORA CRESCITA - Bene la manovra del governo sotto il profilo del bilancio pubblico ma in sede di conversione del decreto, o in quella attesa a settembre, dovranno trovare spazio gli interventi a supporto della crescita. Marcegaglia ribadisce come una politica di bilancio, pur necessaria, non esaurisce la spinta per il rilancio dell'economia. "La manovra andava fatta perchè deve rimettere a posto i saldi di bilancio pubblico ma ora ci aspettiamo che tutto quello che riguarda il supporto alla crescita sia in quella di settembre o ancora prima", in occasione della conversione del decreto da 25 miliardi, spiega a margine del forum. E Confindustria guarda anche a quelle misure escluse da questa prima tranche di manovra: quella sulle detrazioni di imposta del 55% per interventi di risparmio energetico, "chiediamo che invece siano supportati", dice ancora; e quella relativa all'acquisto di certificati verdi da parte del Gse ora non più possibili, "una norma che crea problemi perchè interviene in corsa. Vedremo a settembre", conclude Marcegaglia. ITALIA E DELOCALIZZAZIONE - Parlando della crescita dei salari cinesi tra il 20 e il 30% la leader di Confindustria sostiene che "è impensabile che il costo del lavoro in Cina possa rimanere piantato e non crescere mai". Ha sottolineato poi che questo non rappresenta un particolare problema per le imprese italiane che investono in Cina. Anche perché oggi la terra di Confucio è soprattutto un grande mercato per i consumi interni e le aziende italiane non vanno in Cina, come in passato, per delocalizzare. "Quando ti apri al mondo - ha detto - le istanze di miglioramento della vita arrivano. E' una cosa che va governata. Noi seguiamo con attenzione questo tema affinchè non diventi una sorta di concorrenza sleale interna. Lo vedo un po' come una cosa inevitabile, un processo naturale. Lo dico con prudenza - ha aggiunto Marcegaglia - questo è un paese complesso, non è che dico che tutto va bene. Però parlando con le imprese che lavorano qui mi pare siano soddisfatte".