Lavoriamo insieme per la nuova Italia

Crisi è opportunità «Confindustria compie cento anni. È un compleanno importante e solenne che avviene in un momento storico molto critico. L'Italia appare più esposta a subirne i contraccolpi negativi, meno pronta a coglierne tutte le potenzialità... La manovra varata dal Governo contiene misure che Confindustria chiede da tempo. Perciò diamo pieno sostegno alla linea di rigore del Ministro dell'Economia e approvata martedì dall'Esecutivo. Mancano, però, interventi strutturali per incidere sui meccanismi di formazione della spesa pubblica. Servono riforme per rilanciare lo sviluppo». Centralità «Noi siamo una delle maggiori riserve di energia e fiducia dell'Italia. L'eccellenza di molte produzioni, la capacità di conquistare mercati ed esportare, innovare, essere motore di modernità e integrazione sociale. Queste sono le nostre caratteristiche, le nostre qualità. Diciamolo con orgoglio. Noi siamo il fulcro del Paese... I forti interventi di stimolo per contrastare la caduta della domanda hanno condotto a peggioramenti senza precedenti nei bilanci pubblici. Negli Stati Uniti il deficit nel 2009 ha raggiunto il 12,5% del PIL, nel Regno Unito l'11,5%, in Spagna l'11,2%, in Irlanda oltre il 14%, in Francia circa il 7,5%. Il Fondo Monetario stima che il debito pubblico nelle economie avanzate salirà del 40-50% del PIL. Saranno bruciati vent'anni di sforzi di risanamento. Questo accumulo di debiti pubblici e l'aumento della disoccupazione saranno il lascito duraturo della crisi». Rating «Le agenzie di rating hanno perso credibilità. Ancora una volta si stanno rivelando specialiste in autopsie. Hanno svolto un ruolo determinante nel favorire il collocamento di carta tossica, alla quale attribuivano il massimo giudizio per guadagnare grasse commissioni dagli emittenti. Vi sono stati clamorosi errori nella valutazione del debito privato che hanno suscitato molti sospetti di conflitto d'interessi, come nei casi Enron e Lehman e, da noi, Cirio e Parmalat... Ci preoccupa la proposta di istituire un fondo di emergenza finanziaria alimentato da una tassa sulle banche. È come se si mettesse in conto una crisi futura facendone pagare già oggi i costi alle imprese e ai cittadini, attraverso tassi di interesse e commissioni più elevate. Preferiamo regolatori efficaci e capaci di evitare che le banche si espongano a rischi di default. Occorre riportare il sistema finanziario e bancario al suo compito principale, che è di sostenere l'attività delle imprese che creano occupazione, ampliano gli stabilimenti, innovano e rafforzano l'economia. Non vogliamo mai più castelli di carta... Perciò in un momento difficile come questo rivolgo, ancora una volta, un appello alle banche. State vicine alle imprese, quelle che rischiano, creano innovazione, combattono ogni giorno sui mercati. Non possiamo perdere questo immenso patrimonio di conoscenze, di progettualità, di saper fare, che rappresenta la vera ricchezza del Paese». Credibilità «In Europa la crisi del debito pubblico greco ha contagiato l'intera zona euro, fino a metterne in dubbio la sopravvivenza. Ha evidenziato una preoccupante carenza di leadership nell'Unione. La lunga ricerca di consenso tra i Governi sulle risposte da dare ha moltiplicato i costi dell'intervento, e alla fine ha ferito la credibilità della moneta unica. La verità è che la Grecia ha per anni vissuto al di sopra dei propri mezzi e ha nascosto ai cittadini lo stato reale dei suoi conti pubblici disastrati... È finito l'idillio dei mercati con l'euro».  Recessione «Per l'Italia il bilancio della crisi è pesantissimo. Rispetto ai picchi del primo trimestre 2008, abbiamo perso quasi sette punti di PIL e oltre 700mila posti di lavoro. Il ricorso alla cassa integrazione guadagni è aumentato di sei volte. La produzione industriale è crollata del 25%, tornando ai livelli di fine 1985: 100 trimestri bruciati. In alcuni settori l'attività produttiva si è dimezzata. È in corso un rimbalzo che potrebbe anche risultare superiore alle attese. La produzione industriale sta aumentando del 7% annuo e accelera il passo. Ma su questo recupero gravano le incognite della crisi europea in atto. Ma non si tratterà di un duraturo innalzamento del nostro ritmo di sviluppo». Riforme «È necessario elevare stabilmente al 2,5% del PIL gli investimenti in opere pubbliche. Possiamo anche studiare forme innovative di finanziamento, utilizzando le entrate da dismissioni patrimoniali, ampliando gli interventi della Cassa Depositi e Prestiti, coinvolgendo capitali privati... Il prezzo dell'energia elettrica all'ingrosso in Italia è di circa il 40% superiore alla media europea. Per ridurlo bisogna agire sul mix dei combustibili, impedire la segmentazione del mercato interno, potenziare le infrastrutture energetiche. Per il nucleare serve insediare subito l'Agenzia e definire entro il 2010 le regole per la sicurezza e l'individuazione dei siti. ...L'evasione è una piaga che va contrastata non per coprire i buchi del bilancio pubblico ma per ridurre le aliquote su chi le imposte le paga. In questo difficile momento del Paese, sul recupero del gettito evaso si misura la rappresentanza d'impresa. I suoi valori e, soprattutto, i suoi comportamenti concreti. Confindustria darà tutto il suo sostegno politico alla lotta all'evasione, anche avanzando proposte concrete. Ribadisco, però, che il tema essenziale per noi rimane la riduzione delle tasse sulle imprese e sul lavoro». Produttività «Nell'industria manifatturiera, tra l'avvio dell'euro e il 2007, il costo del lavoro per unità di prodotto è cresciuto in Italia del 19%, mentre si è ridotto del 7,5% in Francia e del 9,8% in Germania. Abbiamo ceduto ai tedeschi ben 32 punti di competitività. Non ci si deve poi stupire se l'Italia cresce poco. Le imprese italiane sono e saranno pronte nel dare il massimo contributo al rilancio del Paese... Bisogna creare le condizioni affinché il Mezzogiorno ritrovi al suo interno la capacità di crescere, affinché finalmente il Sud aiuti il Sud. La norma relativa alla fiscalità di vantaggio per il Sud, introdotta dalla manovra, contiene un principio che va nella giusta direzione». Casta «La politica dà occupazione a troppa gente in Italia. Ed è l'unico settore che non conosce né crisi, né cassa integrazione... La sforbiciata data con la Finanziaria agli enti e ai costi della politica è sacrosanta ma è solo un buon inizio... È arrivato il momento nel quale i politici italiani, dal Parlamento giù giù sino all'ultima comunità montana, taglino i propri stipendi e le dotazioni per le loro segreterie e collaboratori, disboschino esenzioni e agevolazioni. La diminuzione del 10% delle indennità dei membri del Governo, guardata da un'ottica internazionale, è un timido esordio».  Futuro «Il mio mandato alla Presidenza di Confindustria giunge oggi esattamente alla metà del suo tempo. Sono stati anni difficili, anzi difficilissimi. Per me è stata una responsabilità molto pesante. L'ho potuta esercitare solo grazie a voi tutti, in una crisi che è la più grave del dopoguerra. Grazie al calore, alla passione, alla forza che tutti voi mi avete trasmesso».