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Berlino mette ko le Borse europee

Un operatore finanziario alla Borsa di Milano

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Giornata fortemente negativa per le borse europee quella di ieri. I mercati dell'area euro hanno bruciato 144 miliardi, messi in crisi dalle dichiarazioni del primo ministro tedesco Angela Merkel che ha imposto uno stop alle vendite allo scoperto dei bond comunitari e dei credit default swaps (Cds) ad essi collegati. A Milano l'indice Ftse Mib è sceso del 4,17% in poche ore; solo la presa di distanza della Consob, che si è affrettata a ridimensionare le tentazioni interventiste di Berlino, ha permesso il recupero delle quotazioni. Ma non ha impedito che Piazza Affari chiudesse con un secco -3,45% e con forti perdite nel settore bancario e assicurativo. La giornata è iniziata con la decisione della Bafin, l'autorità di controllo della borsa tedesca, di limitare le vendite allo scoperto dei titoli quotati a Francoforte. L'annuncio dell'iniziativa da parte della Merkel, che ha dichiarato di voler ottenere in questo modo un freno alla speculazione sugli eurobond, ha ottenuto l'effetto contrario a quello sperato, spaventando un mercato già sotto stress da settimane per la crisi greca. Gli investitori esposti con il governo di Atene o che avevano nel portafoglio titoli di debito degli altri stati a rischio default hanno avuto paura di essere lasciati con il cerino acceso in mano e hanno cominciato a vendere diffondendo sfiducia sulle piazze di mezza Europa. Milano ha conquistato ancora una volta la maglia nera; ma nelle stesse ore Atene e Madrid, le più esposte al rischio, hanno viaggiato a lungo con perdite superiori al 3%, e anche Londra si è trovata sotto del 2,67%. A fine giornata le borse hanno recuperato ma non hanno cancellato il segno meno. Per sostenere Milano è intervenuta anche la Consob. La società di controllo della borsa italiana ha preso le distanze dall'iniziativa del governo di Berlino e ha assicurato ai mercati che pur continuando a monitorare gli scambi per evitare abusi non metterà limiti alle contrattazioni. A Piazza Affari, ha ricordato l'autorità, esiste già il sistema «T+3» che fissa un termine massimo alla consegna dei titoli e agisce di fatto come un vincolo alle vendite scoperte.

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