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Prove di risiko nelle Tlc

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FilippoCaleri f.caleri@iltempo. it Il mercato delle Tlc comincia a battere qualche colpo. Dopo la sbornia della new economy il comparto ha subìto una drastica riduzione di interesse da parte degli operatori. Ora il risiko del settore sembra essersi messo nuovamente in movimento. Con Telefonica, tra i leader delle telecom spagnole e sudamericane, che lancia l'assalto alla Vivo. Per ora senza esito. La Portugal Telecom, che con gli spagnoli condivide il controllo del primo operatore brasiliano di telefonia mobile, ha rifiutato l'offerta da 5,7 miliardi di euro messa sul piatto dal gruppo spagnolo per rilevare la quota dei lusitani. Obiettivo della società guidata da Cesar Alierta, primo azionista di Telecom (presente in Brasile con Tim Brasil), era acquisire il controllo totalitario di Brasilcel, joint-venture di diritto olandese che controlla il 60% circa di Vivo. Ma Vivo è «un fondamentale pilastro di crescita» di Portugal Telecom, ha detto l'ad Zeinal Bava chiudendo la porta in faccia alla generosa offerta per il 50% di Brasilcel. L'operazione, secondo gli analisti, è finalizzata a integrare Vivo con Telesp (la società di telefonia fissa controllata in Brasile dagli Telefonica) per arginare il declino di margini e ricavi e generare sinergie. Presente in due dei tre principali operatori del Paese sudamericano (Tim Brasil e Vivo) Telefonica i trova la strada sbarrata dal fatto che sia Telecom Italia che Portugal Telecom non intendono rinunciare a presidiare un Paese che, in costante crescita, permette di compensare il declino dei mercati domestici. In questo scenario qualche analista ipotizza che lo stop su Vivo potrebbe spingere Telefonica a battere la strada, apparsa molto probabile qualche mese fa, di una «fusione con Telecom Italia». Un'ipotesi che, insieme a un report di Credit Suisse che ha promosso Telecom ad «outperform», ha dato spolvero al titolo in Borsa (+2,23% a 1,05 euro). Mentre sul Brasile si scatenano gli appetiti dei grandi operatori di tlc, Telecom Italia intanto si è aggiudicata la gara indetta dal Governatorato della Città del Vaticano per cablare la Santa Sede con una rete di nuova generazione in fibra ottica. L'infrastruttura - sulla cui realizzazione in Italia governo e operatori non riescono a trovare un accordo - si estenderà su un totale di oltre 400 km consentendo collegamenti ad alta velocità a partire da 10 Gigabit/secondo tra la Santa Sede e le dieci sedi extraterritoriali del Vaticano situate a Roma e in zone limitrofe. Una rete ultramoderna, si legge nella nota che annuncia l'accordo, che sostituirà l'attuale infrastruttura della Santa Sede «garantendo oltre a tutte le funzionalità tradizionali anche l'utilizzo di servizi innovativi nel rispetto degli standard qualitativi delle reti di nuova generazione». Sempre il Vaticano si appresta però a cambiare gestore per la telefonia mobile, passando da Telecom a Vodafone.

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