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Euro salvo ma speculatori in agguato

Il governatore di Bankitalia Mario Draghi

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Non è finita. L'argine da 750 miliardi innalzato dai governi Ue, insieme alla Banca Centrale Europea e al Fondo Monetario Internazionale, per salvare l'euro c'è. Ma ora bisognerà capire quanto resisterà ai prossimi colpi della speculazione. Che non mancheranno almeno a sentire il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi ieri a Zurigo. Le battaglie contro la speculazione ingaggiate dall'Europa e dalla Bce in difesa della moneta unica «vanno combattute ma non si vincono subito» e ora più che mai «non ci sono alternative per tutti i governi al consolidamento fiscale e alla ripresa della crescita attraverso le riforme strutturali» ha detto ieri Draghi spiegando come non ci sia spazio per l'autocompiacimento dopo il varo del maxi piano. L'intervento della Bce comunque, immediato dopo il via libera dell'Ecofin, e l'effetto complessivo dell'impegno preso dai governi ha rasserenato i mercati dei titoli di stato (i listini azionari seguono logiche diverse) con un raffreddamento dello spread (il differenziale di rendimento) del Bund per il Btp anche grazie agli acquisti di questi da parte degli istituti centrali europei; anche se la moneta unica rimane debole. «Ora - ha spiegato Draghi - c'è la presenza della Bce che tende a riparare alcuni mercati che avevano smesso di funzionare per i titoli di alcuni Stati», interventi che comunque non creano liquidità aggiuntiva perché «non monetizzano il debito pubblico degli stati». Anche il direttore generale dell'Fmi Dominique Strauss-Kahn ha spiegato che i mercati «hanno reagito bene» e «secondo le attese» e gli speculatori che puntano sul default della Grecia «perderanno tempo e denaro» perché il piano funzionerà. L'Italia intanto si difende. Il Tesoro continua ad accedere con facilità al mercato dei capitali. Le aste vengono assorbite senza difficoltà ma il costo di finanziamento tende a salire. Ieri si è tenuta la l'asta Bot che ha piazzato sul mercato 5,5 miliardi di Bot annuali, riscuotendo un grande successo di domanda. Le richieste infatti hanno superato i 10 miliardi raggiungendo livelli (1,83 il rapporto domanda/offerta) che non si vedeva da diversi mesi a questa parte. Un po' meno confortanti, per il Tesoro, le notizie sul fronte dei tassi, visto che il rendimento lordo dell'annuale è salito di oltre mezzo punto all'1,44%, raggiungendo i massimi da febbraio 2009. L'esito dell'asta è un po' al di sopra delle attese degli operatori, che stimavano un rendimento in area 1,20%. Per ora va bene così. Anche se da registrare come termometro della crisi c'è anche l'oro. Bene rifugio per eccellenza che è arrivato, ieri, ai massimi degli ultimi 5 mesi. I future sull'oro con consegna a giugno sono saliti a 1.219,40 dollari l'oncia.

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