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Tsunami Moody's su Piazza Affari

Un operatore finanziario alla Borsa di Milano

Tremonti: rischio stabilità per l'euro

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È Moody's, la società di rating che dà i voti al debito degli stati sovrani, a lanciare l'allarme nella mattinata di ieri: "C'è il rischio di un contagio della crisi greca per il sistema bancario europeo», e in particolare per «Portogallo, Spagna, Irlanda, Italia e Gran Bretagna". Il ministro dell'economia Giulio Tremonti non crede ai suoi occhi quando legge il testo dell'agenzia. Comprende che un'onda anomala sta per abbattersi sul sistema Italia. Il suo timore, poi confermato, precede addirittura i mercati. Già, la bomba a orologeria piazzata nei mercati finanziari, scoppia intorno solo tre ore dopo. Gli operatori, forse troppo concentrati ad ascoltare le possibili, nuove, exit strategy del presidente della Bce Jean Claude Trichet, colgono il messaggio solo attorno alle 14. È la fine, ovvero il panic selling, proprio a Piazza Affari. Gli ordini di vendita sui titoli, soprattutto bancari, partono a raffica. L'unica parola che risuona è «vendere» e stende a terra tutto il listino milanese. Piazza Affari chiude in calo del 4,2% e la forbice dei rendimenti tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi si allarga ancora. Colossi bancari come Intesa Sanpaolo e Unicredit chiuderanno con ribassi superiori al 7% dopo aver toccato minimi dell'11%. Ma le vendite non hanno risparmiato nessuno: Telecom crolla del 6,2%, Generali del 5,3%, l'Eni del 3,4%. La tempesta si placa solo alla fine delle contrattazione quando gli stessi oracoli di Moody's, ancora fortemente ascoltati dalla comunità finanziaria, chiariscono in una nota, diffusa solo nel tardo pomeriggio e quando sui mercati si contano morti e feriti, che l'outlook (la previsione di lungo termine) sull'Italia è «stabile» ad Aa2, e assicurano il Paese «non è sotto osservazione». Sospiro di sollievo. Ma è ormai troppo tardi per recuperare. In mezzo a questo tempo, interminabile nelle sale di contrattazione delle borse, la difesa del sistema nazionale è affidata al controllore delle banche italiane: il Governatore Mario Draghi. Che alza subito un argine, stimolato secondo fonti consultate da Il Tempo anche dallo stesso Tremonti: «Il sistema bancario italiano è robusto, il deficit di parte corrente è basso, il risparmio è alto, il debito complessivo di famiglie, imprese e Stato è basso rispetto ad altri Paesi, il debito netto nei confronti dell'estero è basso. Tutto ciò rende il caso dell'Italia diverso da quello di altri Paesi». Una difesa che arriva a solo due giorni dal suo stesso allarme, in qualità di presidente del Financial Stability Board, sul fatto che molti paesi del mondo sarebbero a rischio contagio per l'effetto Grecia. Le parole di chi rappresenta istituzioni finanziarie in questi periodi sono pesate e soppesate dagli operatori, più che in passato. A bocce ferme, rivedendo il susseguirsi degli eventi della giornata nera, e ragionando con maggiore freddezza, scende in campo anche il governo. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi punta severamente il dito contro le agenzie di rating: «Hanno perso credibilità e Moody's sbaglia perché il nostro sistema bancario è solido». Il premier riprende così il concetto espresso a metà mattina dalla Banca d'Italia nel pieno della bufera dei mercati. L'Italia ha subìto uno dei più forti attacchi speculativi dai tempi della lira. Le agenzie di rating sono state solo lo strumento in mano agli squali della finanza internazionale che non hanno seppellito l'ascia di guerra. All'apertura della Borsa di Wall Street il Dow Jones è sceso in pochi minuti di quasi il 9%. Attimi di terrore anche a New York che alla fine limita i danni con un -3,2%. Crolla anche il petrolio a 74 dollari e l'euro che per la prima volta va sotto quota 1,25. Oggi la giostra riparte. Gli investitori incrociano le dita. Così come i governi.

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