Cinque banche nel mirino di Consob
Secondogli uffici diretti dal presidente Lamberto Cardia (nella foto) avrebbero utilizzato pratiche non rigorose nella vendita dei prodotti ai clienti. Gli istituti di credito coinvolti sono cinque: Intesa San Paolo, Unicredit Banca, Mps, Banca Popolare di Verona e Bnl. A tutti la Commissione è arrivata a chiedere di convocare i rispettivi cda per sanare le pecche emerse. Non solo. Sul fronte dei derivati, piazzati in questo caso non a piccoli risparmiatori ma agli enti locali, l'autorità si è rivolta, affinché riuniscano i board, ancora a Bnl e a Banca Infrastrutture, Innovazione e Sviluppo (Biis). La mossa segue, per quanto riguarda la prima tipologia di rilievi, quella analoga intrapresa un paio di mesi fa verso Banca Generali e Banca Network Investimenti (delle quali non erano allora stati resi pubblici i nomi). Da una serie di ispezioni effettuate nei mesi scorsi (altre sono ancora in corso) è emerso che le politiche commerciali delle banche (scelta dei prodotti finanziari da offrire ai clienti, criteri dei budget, schemi di incentivazione del personale) troppo spesso non sono calibrate sull'interesse del cliente. Il dipendente allo sportello può essere così indotto a collocare prodotti, spesso quelli sviluppati dalla casa, secondo criteri a budget, indipendentemente dal profilo della clientela. In alcuni casi poi l'authority di controllo ha riscontrato, «campagne commerciali aventi ad oggetto specifiche categorie di prodotti finanziari con l'obiettivo di sostenerne la vendita e di favorire il raggiungimento degli specifici obiettivi di budget. La verifica dell'adeguatezza degli investimenti è risultata talvolta disattivata attraverso il ricorso ad una presunta «iniziativa del cliente», difficile da dimostrare specie in presenza di una campagna di offerta «direzionale dell'intermediario». In altri casi le procedure per valutare le informazioni sul cliente e sui prodotti, per valutarne l'adeguatezza, sono risultate carenti. Sul fronte degli enti locali, i rilievi si sono concentrati inoltre sui derivati «over the counter» con finalità di copertura. Qui il focus è stato messo sulla necessità che le banche monitorino le posizioni aperte per verificare l'effettiva funzione di copertura e per proporre, nel caso, anche eventuali interventi di ristrutturazione delle operazioni.