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Crisi: la Grecia si piega Pronte misure dolorose

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Il premier greco George Papanderou

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Per il governo greco la decisione era obbligata. Stretto tra le condizioni da lacrime e sangue poste dalla Germania per l'erogazione del prestito e l'opposizione del Paese sul punto di esplodere, alla fine Atene ha deciso una manovra dura di rientro del deficit. La buona volontà della Grecia unita alle aperture di Berlino hanno accelerato il negoziato tra la Commissione Ue, la Bce e il Fondo monetario internazionale sugli aiuti che potrebbero raggiungere i 120 miliardi in tre anni. Così ieri la prospettiva che si arrivi a breve a una decisione ha ridato fiato alle Borse europee che hanno chiuso tutte positive. A cominciare da Atene (+8,83%) ma bene anche Londra (+0,67%), Milano (il Ftse sale dell'1%) e Parigi (+1,55%). La stretta decisa da Atene dovrebbe consentire di ridurre il disavanzo nel 2010 e 2011 del 10% invece dei 7 previsto dal piano iniziale. E ciò grazie a aumenti dell'Iva su alcoolici, sigarette e benzina e nuovi tagli salariali alle indennità dei dipendenti pubblici e congelamento dei salari nel settore privato oltre ai tagli già decisi a tredicesime e quattordicesime. A questi si aggiunge la liberalizzazione dei limiti sui licenziamenti nel settore privato. Informati di questi provvedimenti dal premier Giorgio Papandreou, che li annuncerà pubblicamente domenica, i sindacati del settore privato, Gsee, e pubblico, Adedy le hanno definite «ingiuste» e «unilaterali» ed hanno confermato lo sciopero generale del 5 maggio a cui seguiranno altre azioni di lotta. Ieri alcuni centinaia di manifestanti si sono riuniti davanti al ministero delle Finanze e la polizia ha dovuto far ricorso a gas lacrimogeni per disperderli. Una raccomandazione al governo di ridurre il deficit nel 2010 di «oltre il 5%» era giunta nei giorni scorsi già dal governatore della Banca di Grecia, Giorgio Provopoulos. Ieri il commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, ha ribadito che l'erogazione degli aiuti sarà fortemente condizionata al rispetto rigoroso degli impegni presi da Atene nel programma pluriennale di risanamento. È questo un modo per rassicurare Berlino che dopo una lunga incertezza e con le elezioni regionali alle porte, ha detto sì al piano. Una decisione che sarà formalizzata lunedì in un consiglio dei ministri straordinario (la Germania darà 8,4 miliardi per il 2010) e subito dopo dal Parlamento tedesco. In un discorso a Monaco, il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ha spiegato che gli aiuti previsti per la Grecia non sono utili solo per Atene, ma anche per tutta Eurolandia perché riducono i rischi per la stabilità finanziaria. Posizione condivisa anche dal presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, secondo il quale il salvataggio della Grecia è anche nell'interesse della Germania, che è «strettamente collegata» ad Atene. Per il futuro Trichet chiede comunque anche un'applicazione rigorosa del Patto di Stabilità, che contenga anche interventi precoci.

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