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Se Atene resta a secco

Crisi in Grecia, manifestazioni ad Atene

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A Berlino serpeggia il timore che Atene resti a secco. Chi ha il fiato sospeso e perché. Oggi prenderemo in esame un altro risvolto fondamentale del caso greco e della crisi dell'euro: il rischio di liquidità. Cosa succederebbe se a un certo punto della crisi, diciamo nel corso delle prossime settimane, la Grecia restasse a secco? Per capire i possibili scenari negativi, bisogna partire dalle condizioni delle banche private greche. I quattro principali istituti greci sono National Bank of Greece, Efg Eurobank, Alpha Bank e Piraeus Bank, e da giorni tutti i direttori delle filiali osservano con nervosismo lo stato dei propri depositi. Il rischio più temibile - tipico di ogni crisi - è che tra i risparmiatori si faccia largo il panico. In tal caso, folle esagitate si precipiterebbero agli sportelli delle banche e chiederebbero quasi simultaneamente la restituzione delle somme depositate sui conti correnti. Per le banche greche sarebbe un colpo micidiale, perché verrebbe meno molto del "carburante" con cui gli istituti di credito finanziano la propria tradizionale attività (prestare denaro non proprio), e probabilmente alcuni dovrebbero cessare di colpo le operazioni. C'è dell'altro: se i privati svuotassero di colpo i conti correnti, le banche private sarebbero costrette a rivolgersi allo Stato greco. Ma quest'ultimo è a sua volta incapace di reperire denaro sui mercati, perché considerato un emittente "a rischio" e bollato da agenzie di rating e qualche politico europeo in campagna elettorale come altamente inaffidabile. Per giunta, man mano che passano le ore, il costo del pacchetto di salvataggio sale alle stelle. I giornali europei di questi giorni sono un susseguirsi di cifre e dati. La cosa causa tremendi grattacapi per la Banca Centrale Europea (Bce) e le cancellerie dei governi dell'Eurozona. Finora infatti la Germania dovrebbe pagare 8,4 dei 30 miliardi di euro promessi alla Grecia. Ma se la situazione si aggrava, è molto facile che il conto salga - per la sola Germania - a 35 miliardi di euro su circa 80 miliardi complessivi di pacchetto. Considerato che l'economia greca è piuttosto piccola, questi numeri possono apparire spropositati. Eppure, quando si ha a che fare con crisi di questo tipo, il tassametro gira vorticoso. Basti pensare al pacchetto di salvataggio usato negli Usa verso la fine del 2007 (il "Tarp"), che è arrivato a costare la bellezza di 700 (!) miliardi di dollari, molto di più di quanto previsto in origine da Casa Bianca e Tesoro. A preoccuparsi per un improvviso calo di liquidità in Grecia è anche la Bce. Finora Francoforte ha accettato dagli istituti di credito greci garanzie rappresentate da titoli di stato in cambio di linee di credito fresche. Semplificando un po' le cose, la Bce ha accettato spazzatura greca in cambio di denaro fresco. All'inizio lo ha fatto in maniera molto silenziosa, per non dare nell'occhio e non creare agitazione, poi sempre meno. Resta il fatto che, con i titoli pubblici greci a picco, le banche hanno sempre meno garanzie da prestare, o comunque troverebbero sempre più difficile ottenere iniezioni di liquidità dalla Bce. Sono inquiete anche le altre banche private europee, specie quelle tedesche, che hanno in pancia non pochi bond greci. L'autorevole Handelsblatt stima che l'esposizione complessiva delle sole banche tedesche verso emittenti pubblici greci fosse pari a 45 miliardi di euro a fine 2009. L'impatto contabile potrebbe essere micidiale. A seconda di come sono detenuti i bond greci (a lungo termine o per finalità di trading), i principi contabili internazionali impongono di riaggiornare i valori contabili dei titoli, con il rischio di abbondanti svalutazioni del portafoglio e conseguente assottigliamento del conto economico. A Berlino i circuiti bancari fanno notare che quest'ultimo pericolo è anche più grave del previsto: se l'esposizione verso la Grecia è di "soli" 45 miliardi di euro, quella verso il Portogallo è di 47,4 miliardi di euro, quella verso l'Irlanda è pari a 183,8 miliardi di euro e quella verso la Spagna è pari a 238. Se cade la Grecia, il rischio è che il peggio debba ancora arrivare.

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