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Scommettono sulla paura

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seguedalla prima Da questo momento bisogna tener d'occhio l'Euro - ieri ai minimi dall'aprile 2009 contro il dollaro - e il mercato del debito dove gli speculatori hanno messo in moto l'ottovolante. I contratti dei Cds (Credit default swap) con cui ci si assicura sul rischio di un fallimento di uno Stato con un forte debito sovrano, sono schizzati a livelli stellari per Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna. E il Congresso americano ha lanciato un'indagine per capire chi si agita dietro le quinte della speculazione sull'euro e il debito sovrano. Il quartetto dei Pigs ora è sotto il tiro della speculazione e sul salvataggio di Atene da parte dell'Europa a questo punto non si può perdere più tempo e, finalmente, Angela Merkel ha rotto le ambiguità della Germania spiegando che non si può lasciar fallire uno Stato come la Grecia trattandolo alla stregua di Lehman Brothers, la banca d'affari americana che l'amministrazione Bush decise (sbagliando) di far colare a picco. Si sta giocando una partita durissima e l'Italia deve vigilare. Quando Berlusconi diceva che il nostro Paese s'è comportato meglio di altri nella gestione della crisi, diceva una grande verità che i fatti di queste ore rendono cristallina. L'Italia non ha truccato i conti, non ha un'economia basata sulla finanza e basta, non ha un primo ministro che se n'è infischiato della gestione del debito e della politica del rigore. Tutto questo s'è tradotto in punti di fiducia. Bisogna essere schietti, gran parte di tutto questo si deve a Giulio Tremonti, alla sua abilità, alla sua visione e anche al suo caratteraccio. Se avesse ceduto ai richiami sul taglio delle tasse, oggi ci troveremmo in una situazione più fragile di fronte al terremoto che sta scuotendo l'architettura di una Unione Europea costruita sulla moneta unica e non sulla politica unica. Leopoldo Voronhoff da oggi terrà sul nostro giornale un diario della crisi, spiegherà cosa sta succedendo sui mercati globali, quali sono i destini del Vecchio Continente. Sono sicuro che i lettori de Il Tempo lo troveranno interessante e acuto. È una penna che conosce bene il funzionamento delle istituzioni finanziarie e la geopolitica. Una bussola affidabile per orientarsi nel caos. Per mia natura non sono pessimista, ma ciò che ieri mi ha colpito - sfavorevolmente - è stata una dichiarazione di Dominique Strauss-Kahn sulle agenzie di rating: «Non bisogna credere troppo a quello che dicono anche se hanno una loro utilità». Fermi tutti. Le agenzie di rating sono il punto di riferimento dei mercati finanziari, non l'unico, ma rappresentano un cruscotto a cui guardare quando si decide dove e come investire il denaro. Le parole del direttore del Fondo monetario internazionale mettono in dubbio i cardini dell'attuale sistema, allargano la forbice tra realtà e percezione della realtà. Pericoloso. Siamo arrivati al punto che non si può più rimandare «l'operazione verità» e scrivere nuove e chiare regole contabili. Per le banche e gli Stati. Consiglio a chi ha voglia di capire la lettura delle pagine de «La paura e la speranza», in queste ore sono preziose: Fini e tutti gli altri galli nel pollaio si diano una rapida regolata, vadano meno in tv e di più in Parlamento a lavorare. L'Italia non sta bene, ma senza la politica economica di Tremonti e Berlusconi oggi saremmo nei guai seri. Mario Sechi

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