Monte Paschi supera la crisi
Monte Paschi di Siena chiede ancora un sacrificio ai suoi azionisti con la prospettiva però che il 2010 segnerà il ritorno al dividendo. Il presidente Giuseppe Mussari all'Assemblea per l'approvazione del bilancio 2009, ha prospettato nel breve termine una situazione più favorevole. C'è l'impegno, ha detto, «a chiudere il 2010 con un utile più che sufficiente a remunerare il capitale degli azionisti». Il bilancio, «complicato da un anno molto difficile» si è chiuso con un utile di 220,1 milioni (nel 2008 era stato di oltre 922 milioni). «È atteso un miglioramento della profittabilità nel primo trimestre dell'anno rispetto all'ultimo del 2009» ha detto il presidente dell'istituto e ha sottolineato che sono state «costruite le premesse per un pronto e congruo ritorno alla distribuzione del dividendo nel 2010». Prospettive condivise da Francesco Gaetano Caltagirone che del Monte Paschi è vicepresidente e detiene il 4,5% del capitale. «È stato fatto un lavoro serio: la banca è solida» ha detto e si è detto convinto che «sia realizzabile» il ritorno a un congruo dividendo. La situazione della congiuntura, osserva, certo non è ancora favorevole: «per l'industria non siamo ancora fuori dalla crisi e le banche, con questi tassi, soffrono». Caltagirone aggiunge di non vedere, a breve, la possibilità di una nuova fase di crescita per linee esterne da parte della banca. «Abbiamo fatto un buon boccone - afferma riferendosi ad Antonveneta - adesso digeriamolo». Il presidente della Fondazione Monte dei Paschi, Gabriello Mancini è stato incalzante. «La banca - ha detto - mostra una debolezza sui principali indici dell'attività creditizia. Deve recuperare una redditività significativa lavorando sui ricavi e abbattendo i costi». Ha quindi chiesto una «migliore gestione del credito» e ha sottolineato che «non è possibile ipotizzare che gli azionisti, e in primo luogo la Fondazione, si trovino a sostenere ulteriori sforzi, se non saranno preceduti da un ritorno economico». Mancini ha ricordato il ruolo svolto dalla Fondazione nell'aumento di capitale del 2008 per l'acquisto di Antonveneta. Mancini ha anche chiesto un intervento sui costi «ancora sopra i 3,6 miliardi». Il direttore generale Antonio Vigni ha risposto che nel 2009 c'è stata una riduzione dell'8%. I vertici del Monte non sono preoccupati nemmeno dalla richiesta di nuovi dati avanzata dall'Antitrust dopo l'accordo per la cessione di 50 sportelli a Intesa SanPaolo. «Riguarda solo alcune quote provinciali», ha assicurato Vigni, e «al massimo serviranno degli aggiustamenti». Buone notizie sul fronte della Grecia: l'esposizione è «modesta» pari a circa 20 milioni.