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La percezione dello Stato parte dal territorio

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Conla globalizzazione il mondo è diventato un grande mercato. Scambi moltiplicati e impulso alla concorrenza? Non credo. La concorrenza è finta perché i valori della produzione sono falsati da disparità sociali. Il mondo moderno, ha combattuto per la parità, ma nascono nuovi schiavi, anche se senza catene. Con una lettera del 1947 il banchiere Mattioli, rappresentava a Togliatti, la grave situazione del Paese. Scrivendo al Migliore, Mattioli, seguace della teoria liberista, invitava «a fare i conti», abbandonando preconcetti ideologici per la «restaurazione di quelle condizioni minime del vivere civile». L'Europa ha vissuto in pace con l'illusione di una crescita economica illimitata con la globalizzazione che, invece, ha infettato l'economia trasformandola da capitalistica in mercatistica. Trasmigrazioni di masse di uomini e di merci, in un cinico accostamento che ha fatto perdere di vista valori etici. É invece necessario il ritorno alla fiducia con il potere persuasivo della ragione. La ragione, vero supporto dell'etica, riuscirà a sconfiggere la religione della antiideologia? Forma di religione incomprensibile per le menti razionali. Siamo spinti a diventare tifosi di una irrazionalità che non è quella degli spiriti keynesiani, ma la pseudoideologia di casta drogata dal potere mediatico, peste moderna. Non stiamo piombando in un nuovo medioevo né siamo alle porte di un nuovo rinascimento. È certo che il cambiamento in atto sarà molto veloce con shock, che stimoleranno il nostro popolo che ha innato il senso della ragione, DNA del territorio dove si produce in silenzio, con entusiasmo della ragione, che è senso di grande responsabilità. La percezione dello Stato parte dal territorio perché qui troviamo i valori ideologici sani che uniscono la nazione con la responsabilità della Cosa.

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