Frattini contro la Merkel Basta rigidità sulla Grecia
Il cancelliere tedesco Angela Merkel non intende abbandonare la linea dura. Mentre la Borsa di Atene mette a segno l'ennesimo tonfo (ieri ha chiuso in calo del 2,86%) e sale la tensione sociale per i sacrifici già annunciati dal governo, la Germania ha ribadito che il suo contributo è condizionato al rispetto da parte di Atene degli impegni a tagliare la spesa pubblica e riportare sotto controllo il deficit pubblico. La Merkel anche ieri è stata chiarissima: «La Germania aiuterà la Grecia se questa adempierà a tutte le condizioni che saranno fissate da Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale, in negoziati che dureranno alcuni giorni, sicuramente fino agli inizi di maggio». Il cancelliere ha poi spiegato che la strategia di aiuti ha una prospettiva che va oltre il caso Grecia: riguarda «l'opportunità di garantire la stabilità dell'euro» nel lungo termine. Questa stabilità, ha aggiunto la cancelliera, «è la cosa più importante» perché «non si devono dimenticare gli interessi della Germania e dei paesi dell'euro». La Merkel però ha escluso l'espulsione della Grecia dalla zona euro. Il ministro degli Esteri tedesco, il liberale Guido Westerwelle, ha chiarito il perchè del ritardo decisionale. «Dare i soldi troppo presto allontanerebbe la Grecia dal dovere di fare prima i suoi compiti a casa con la necessaria diligenza e disciplina». Secondo il Financial Times, Berlino intende avere più dettagli e più garanzie sui tagli del deficit greco nel 2011 e 2012. Per il quotidiano, prima di dare il proprio via libera agli aiuti, il governo tedesco vuole che Atene sottoscriva un piano di tagli triennale. Ieri riuniti a Lussemburgo, prima del consiglio esteri della Ue, i capi della diplomazia del Ppe, lo stesso movimento politico della Merkel, hanno fatto pressing su Berlino perché smetta di remare contro. Aiutare la Grecia «non è un salvataggio, ma un consolidamento delle mura dell'Europa e dell'euro, quindi è un salvataggio di tutti noi», ha detto il ministro degli esteri Franco Frattini che, in qualità di coordinatore dei capi della diplomazia Ppe, ha dato conto delle preoccupazioni raccolte tra i colleghi. Poi il titolare della Farnesina si è detto molto preoccupato che il «rischio Grecia possa contaminare altri Paesi, si è parlato del Portogallo, e questo vuol dire che è proprio la casa comune che dobbiamo salvare». Frattini quindi insiste sul bisogno di mantenere gli impegni assunti con il piano Ue-Fmi già approvato dall'Eurogruppo.