RomanPower
Quanto vale per Rosella Sensi il sorpasso della Roma sull'Inter? Alla chiusura di Borsa di ieri, il 5 per cento in più, dopo che il titolo aveva aperto addirittura a più otto. Ma non è certo sulla performance di un giorno, e con uno scudetto possibile ma ancora tutto da conquistare (domenica sera il derby non sarà una passeggiata), che si misurano i destini della società giallorossa. Bisogna volgere lo sguardo ad un passato neppure troppo remoto, all'autunno scorso: con la squadra nelle parti basse della classifica tutti gli analisti si sbizzarrivano a prevedere che perfino la svendita in blocco ad una delle misteriose cordate – da George Soros agli svizzeri – sarebbe stata poca cosa rispetto al debito di circa 350 milioni nei confronti dell'Unicredit che tuttora pesa sulla Italpetroli. Pronosticando dunque il peggio per la holding della famiglia Sensi. La morsa di Alessandro Profumo, il numero uno della banca milanese, si faceva sempre più stringente, con il 2010 termine ultimo per il rientro. E nel frattempo pareva appannato il potere di chi verso la Roma (così come del resto per la Lazio) aveva sempre esercitato una sorta di tutela, da Cesare Geronzi a Gianni Letta, suggerendo pazienza e mediazioni. Fatto sta che rispetto a sei mesi addietro la Roma ha recuperato in borsa il 15 per cento, il 76 rispetto ad un anno fa. Ma ciò che è più significativo è che il titolo è salito di oltre il 25 per cento solo nell'ultimo mese: segno di un trend non solo sportivo. La Roma momentaneamente al primo posto e con la Champions praticamente acquisita significa una bella pioggia di soldi tra diritti tv e merchandising. Tra sponsor, premi ed Europa la Roma si garantirebbe 90-100 milioni: 30 di questi sono già al sicuro grazie al rinnovo quinquennale del contratto con Kappa. Certo, neppure così, e vista la capitalizzazione odierna (poco più di 100 milioni), un'eventuale vendita basterebbe a ripianare i debiti della Italpetroli; ma oggi in prospettiva la Roma è un affare, non più una zavorra. È noto del resto che Rosella non l'ha mai considerata tale, anche in omaggio alla memoria paterna, e prima di cedere la società cercherà altre soluzioni. Oggi può farlo con maggiore tranquillità. Una situazione – così come del resto la possibile salvezza della Lazio – che renderà sicuramente felice proprio Geronzi. Aveva ragione lui a consigliare a Profumo un po' più di elasticità. La Roma – che tra l'altro ha la gestione in attivo, come la Lazio – potrebbe diventare un'opportunità per tutti, specie se le due squadre potranno dotarsi di stadi propri, un business ovviamente anche per i costruttori, Francesco Gaetano Caltagirone in testa. Anche per Geronzi è un momento d'oro: sale alla presidenza delle Generali, e le scomposte reazioni di Antoine Bernheim (il quale, bontà sua, ha all'improvviso scoperto che nella finanza esistono i poteri forti) fanno capire quanto importante fosse la partita. Non solo. Geronzi mantiene un rapporto privilegiato appunto con Caltagirone, che a questo punto non può più essere considerato solo l'uomo più liquido d'Italia – il che non sarebbe comunque poco – ma anche un banchiere e un imprenditore assai lungimirante. Le posizioni conquistate nel Monte dei Paschi, nelle stesse Generali e nell'Acea, primo socio privato dopo il Campidoglio, lo pongono al centro del più interessante snodo finanziario-industriale italiano; sicuramente il più patrimonializzato. L'essere riuscito ad avere la meglio sui francesi di GdF-Suez nell'Acea rivela inoltre che Caltagirone sta puntando sull'energia, un sicuro business dell'immediato futuro. Se a questo elenco aggiungiamo le attenzioni degli industriali romani per la Confindustria, la vittoria alle Regionali di Renata Polverini e la rete tessuta da Gianni Alemanno, alla larga tra l'altro dalle polemiche Fini-Berlusconi, ce n'è abbastanza per parlare di «Roman power». Che non è uno slogan: significa semplicemente credere nelle potenzialità, in primo luogo economiche e sociali, della Capitale. Un'intuizione che era stata ad onor del vero di Walter Veltroni; peccato che sia poi stata abbandonata alla deriva dell'effimero. Oggi Roma interessa molto e incuriosisce anche Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti: e non si tratta certo di solo pallone.