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Unicredit, Profumo di Lega

Alessandro Profumo, Unicredit

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Fino a che punto Profumo dovrà tener conto del pressing della Lega? E fino a che punto il Carroccio sarà in grado di condizionare la governance di Unicredit? Sono questi i quesiti che rimbalzano in ambienti finanziari dopo che la Lega ha fatto il pieno di voti al Nord. Il Carroccio già prima delle elezioni era intervenuto più volte sulla politica di Profumo, prima criticando la scelta dell'ad di Unicredit di appoggiare la candidatura di Roma ai giochi Olimpici, poi bocciando il progetto della Banca Unica. Il tutto supportato dal teorema che la linfa vitale del gruppo deriva dalle Fondazioni bancarie del Nord, quelle stesse che hanno appoggiato senza riserve gli aumenti di capitale e che non possono essere tenute fuori dalle scelte. Ed è proprio sul progetto di Banca Unica, osteggiato dalle Fondazioni sostenute dalla Lega, che Profumo ha visto traballare la sua poltrona e sarebbe stato consigliato ad aggiustare il tiro con la formula della subholding per le attività in Italia e la creazione di un country manager. Oggi è fissata un'altra riunione del comitato strategico per continuare l'esame della riorganizzazione del Gruppo in vista del consiglio d'amministrazione del 13 aprile. Un consigliere contattato da Il Tempo ma che vuole restare anonimo, sottolinea che la vittoria di Cota in Piemonte potrebbe indurre le Fondazioni a forzare la mano, ovvero a chiedere qualcosa di più di un country manager Italia o a premere per attribuire a questa figura deleghe più ampie. Non è un caso che ieri Profumo abbia sentito l'esigenza di mandare un segnale alla Lega.   «Le elezioni non cambiano gli equilibri in banca, non ci sarà nessun impatto» ha detto l'amministratore delegato. Poi però ha precisato che la Banca Unica «dovrebbe coniugare una forte presenza sul territorio e mettere a fattore comune le competenze del Gruppo». Insomma una banca che guarda al territorio ma anche oltre i confini nazionali. «La nostra sfida - ha detto Profumo - è di continuare ad avere una forte presenza locale, di parlare il dialetto ma anche inglese». Una dichiarazione in linea con quanto, sempre ieri, ha detto il neogovernatore del Veneto, Luca Zaia: «Più la banca è local più ci piace». Una coincidenza?  

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