Più coraggio per fare le riforme
Una rete di interventi per fronteggiare la crisi più drammatica degll ultimi 50 anni: ammortizzatori sociali, sostegno al credito e supporto agli investimenti tra gli altri. Un bilancio figlio dell'emergenza per il 2008-2010 quello presentato da Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, alla giunta di viale dell'Astronomia per chiedere il rinnovo del suo mandato per altri due anni. Una prassi. Passaggio scontato la sua conferma rafforzata però dal consenso plebiscitario (111 voti favorevoli su 112 aventi diritto) ottenuto su squadra e programma. Così entra un nome di spicco come quello del vicepresidente della Fiat, John Elkann (con la delega per l'analisi e le opportunità di sviluppo nei Paesi emergenti) e un programma che punta innanzitutto alle riforme, al coraggio, al cambiamento strutturale, per spingere la crescita. La leader degli industriali non risparmia ancora una denuncia sul clima di scarsa responsabilità all'interno della politica e delle istituzioni e sulla campagna elettorale «violenta» e concentrata «su temi di nessun interesse per il Paese reale». Al contrario, la voce di Confindustria ha sempre dimostrato «responsabilità» oltre che «solidità e coesione». Nella squadra, arriva anche il patron di Mapei e presidente di Federchimica, Giorgio Squinzi, con la delega per l'Europa. La stessa Marcegaglia avoca a sé, ad interim, la delega per l'Energia (oltre a mantenere quella per il Centro studi). Ingresso anche per Giuseppe Recchi, presidente di General Electric per l'Italia a capo del Comitato tecnico per le multinazionali. Intanto, gli iscritti alla confederazione superano quota 142 mila (+5,5% sul 2008), con tassi di crescita più alti dell'ultimo decennio. Il presidente Marcegaglia punta ora su «cambiamento, riforme, coraggio, capacità di guardare avanti» e «di elaborare una visione di insieme sul medio e lungo termine». E si deve iniziare con la riforma fiscale e la riduzione dell'Irap a partire «dalla sua componente costo del lavoro rendendola progressivamente deducibile dalla base imponibile». E la capacità di tagliare la spesa pubblica improduttiva che resta «ancora altissima», dicendo basta ad uno Stato «inefficiente», ai ritardi dei pagamenti della Pa che sono «uno scandalo nazionale».